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AreAArte n. 39 – primavera 2022

TOMASO MARCOLLA
LA VOCE DEGLI OGGETTI

di Domenico Iaracà

Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l’incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato.
Eugenio Montale

È un vasto repertorio di oggetti quello che sostanzia e popola la produzione recente di Tomaso Marcolla, le immagini più disparate che, dopo essere uscite dalla penna dell’artista, trovano nella fotografia e nelle elaborazioni digitali una fonte inesauribile a cui rifarsi. Animali e foglie, proiettili e banconote, una macchia di sangue su una garza e una spatola la cui impugnatura è sostituita da un cactus irto di spine. Questo breve elenco, che potrebbe durare ancora a lungo, dà un’idea di un mondo ricco di immagini, se non addirittura sommerso dalla loro pervasività, e che non preclude nulla, dalla natura spontanea alla produzione umana. Se per quest’ultima si potrebbe guardare a La storia del mondo in cento oggetti di Neil Mac Gregor e al suo intento catalogatorio, al suo voler far storia antropologica seguendo la traccia della produzione umana attraverso il tempo e lo spazio, la presenza di oggetti provenienti dalla natura sembra spostare l’accento altrove. Ma non è certo una natura bucolica quella presentata se, ad esempio, il frutto di Mela invado riporta non solo tracce di morsi che lo intaccano, ma sagome di un mondo diviso a far da sfondo inerte a due militari con le armi imbracciate.
Immediato, volutamente privo di mediazioni, il messaggio erompe in uno stile che, dalla pubblicità commerciale, prende gli stilemi più evidenti per un messaggio in realtà ben più profondo, vero esempio – al contrario di quanto potremmo credere, basandoci su una semplice analisi formale – vero esempio, dicevamo, di arte engagé. Ecco quindi che la serie di immagini diventa un nuovo codice comunicativo, quasi a sostituire lunghi discorsi in cui le parole dovrebbero far uso di molte energie, dovrebbero dispiegare le loro migliori risorse per raggiungere quella immediatezza e quella ricchezza di informazioni che l’immagine veicola in un istante. Non siamo qui a piangere la fine della parola ma ad esaltare, semmai, come la comunicazione possa al contrario avvalersi dei mezzi più diversi. Non volgiamo qui disturbare i filosofi del linguaggio, gli esperti della comunicazione e ribadire come il sistema dei pittogrammi egizi, ad esempio, avevano una loro ragion d’essere. Torniamo quindi su un’immagine priva di sfondo che si staglia su un bianco volutamente neutro, che focalizza quindi l’attenzione del fruitore sul messaggio veicolato.
Non è certo un caso se le opere di cui stiamo parlando abbiano ricevuto riconoscimento di pubblico e critica, unendo perizia tecnica, gradevolezza estetica e messaggio impegnato. Ribadito questo aspetto, vediamo scorrere davanti ai nostri occhi le questioni più scottanti del nostro oggi, in cui la globalizzazione economica si accompagna e convive con l’apertura delle frontiere nazionali. Tutto ciò porta sulla scena questioni che esulano il nostro orizzonte più ristretto, facendoci parte di un mondo più ampio, e ci mette di fronte a questioni di cui non possiamo dire di non essere a conoscenza.
A conclusione di quella che potremmo definire una carrellata vorremmo soffermarci su Africa. È evidente la sovrapposizione della sagoma della foglia secca con il profilo del continente, un continente prosciugato di risorse umane ed economiche, destinato ad un progressivo e all’apparenza inarrestabile inaridimento. E dall’immagine scelta (creata, dovremmo meglio dire) da Tomaso Marcolla alla poesia di Montale citata in esergo il balzo è immediato: nell’uno come nell’altro, gli oggetti sono un evidente correlativo oggettivo, un parallelo che coinvolge nel male e nella sofferenza quegli oggetti che crederemmo ad una prima analisi inanimati. Quale che sia il mezzo scelto, abbiamo ancora bisogno di essere richiamati, con parole come con immagini, ad una lettura attenta al nostro oggi.

TOMASO MARCOLLA
THE VOICE OF OBJECTS
by Domenico Iaracà

Often the evil of living I met: it was the choked rivo that gurgles, it was the wrapping of the parched leaf, it was the crooked horse.
Eugenio Montale

It is a vast repertoire of objects that substantiates and populates the recent production of Tomaso Marcolla, the most disparate images that, after leaving the pen of the artist, find in photography and digital processing an inexhaustible source to which to refer. Animals and leaves, bullets and bills, a blood stain on a gauze and a spatula whose handle is replaced by a cactus brimming with thorns. This short list, which could last a long time, gives an idea of a world rich in images, if not submerged by their pervasiveness, and which precludes nothing, from spontaneous nature to human production.
If for the latter one could look at The History of the World in One Hundred Objects by Neil Mac Gregor and its cataloguing intent, its wanting to make anthropological history following the trace of human production through time and space, the presence of objects from nature seems to shift the emphasis elsewhere. But it is certainly not a bucolic nature that presented if, for example, the fruit of Mela invado shows not only traces of bites that affect it, but silhouettes of a divided world to act as an inert background to two soldiers with weapons held. Immediate, deliberately devoid of mediation, the message erupts in a style that, from commercial advertising, takes the most obvious styling for a message actually much deeper, true example – contrary to what we might believe, based on a simple formal analysis – true example, we said, of engagé art. Thus the series of images becomes a new communicative code, almost to replace long speeches in which words should use a lot of energy, should deploy their best resources to achieve that immediacy and wealth of information that the image conveys in an instant. We are not here to mourn the end of the word but to exalt, if anything, how communication can on the contrary make use of the most diverse means.
We do not want to disturb the philosophers of language, the communication experts and reiterate that the system of Egyptian pictograms, for example, had their raison d’être. We then return to an image without a background that stands out on a deliberately neutral white, which then focuses the attention of the user on the message conveyed. It is certainly not by chance that the works we are talking about have received public and critical recognition, combining technical expertise, aesthetic pleasantness and committed message. Reaffirmed this aspect, we see before our eyes the most burning issues of our day, in which economic globalization is accompanied and coexists with the opening of national borders . All of this brings to the stage issues that transcend our narrower horizon, making us part of a wider world, and confronts us with issues that we cannot say that we are unaware of.
At the end of what we might call a roundup, we would like to focus on Africa. It is evident the overlapping of the shape of the dry leaf with the profile of the continent, a continent drained of human and economic resources, destined to a progressive and seemingly unstoppable withering. And from the image chosen (created, we should better say) by Tomaso Marcolla to the poetry of Montale cited in exergo the leap is immediate: in the one as in the other, the objects are an obvious correlative objective, a parallel that involves in evil and suffering those objects that we would believe to a first analysis inanimate. Whatever the means chosen, we still need to be called, with words as with images, to a careful reading today.

 


L’Adigetto – 3 luglio 2020

Il gioco delle immagini di Tomaso Marcolla

Niente fronzoli, solo il necessario, quello che serve a spiegare in grafica temi e squilibri del nostro tempo.

La nostra esistenza ha la possibilità o meglio la necessità di raggiungere le cose, farle proprie per poi collocarle in un tempo preciso, strappandole all’anonimato, privandole del vuoto che le circonda e dando loro una dimora stabile. Siamo oltremodo costretti a visitare solo spazi marginali per i quali ci siamo in qualche modo preparati, anche se resta impenetrabile e lontano l’orizzonte, proponendoci timide escursioni nelle vie e spazi laterali, con scorciatoie e deviazioni inevitabili.

Il vero amore è una quiete accesa, scriveva Ungaretti ed è, e rimane, il modo migliore per accostarsi alle cose, alle forme dell’arte, alle occasioni d’amore, al vivere.

Le molteplici tecniche, gli spunti e stimoli vari hanno un rapporto stretto tra sentire e prendere, tra contaminazione e certezza, tra intonazioni emotive e rappresentazione immaginaria.

Tutt’altro che convenzionale, Tomaso Marcolla, con la sua concretezza e astrattezza trasfigurata, ci suggerisce un percorso concettuale da intraprendere.

Non per niente, una parte preponderante della sua produzione, quella che lo gratifica maggiormente con puntuali riconoscimenti internazionali, riguarda gli accostamenti (solo apparentemente audaci) tra immagini e simboli, tra fotografia e computer grafica, tra la varietà infinita dei mezzi di elaborazione digitale e il sentire estetico.

Così restiamo affascinati dal suo essere essenziale e incisivo allo stesso tempo, così apprezziamo l’uso del soggetto incastonato in spazi più precisamente delimitati.

Niente fronzoli, solo il necessario, quello che serve a spiegare (anche in maniera cruda) temi e squilibri del nostro tempo.

Non c’è concorso internazionale di grafica che non lo veda protagonista a dimostrazione della capacità profonda sull’uso di quel linguaggio lindo e universale che ormai lo caratterizza da diversi anni.

Roberto Fonte


l’Adige – 12 agosto 2018
supplemento “7 social & cult” – Il personaggio

Un lavoro dell’artista noneso è stato scelto dal quotidiano L’Humanité
Tomaso Marcolla, il vignettista dei diritti umani

L’immagine è quella del classico salvadanaio in ceramica a forma di maialino ma la fessura aa croce ben rappresenta il concetto: la fine dei risparmi.

È quanto ideato da Tomaso Marcolla, vignettista originario di Ton, in Val di Non, disegnato e pubblicato il 15 giugno scorso sul quotidiano francese L’Humanité, inserito – nel progetto editoriale avviato dal direttore Thomas Lemahieu per celebrare il 50° anniversario del 1968 e, contemporaneamente, per portare l’attenzione sull’aumento delle lotte sociali in corso in Francia.

Per l’artista noneso questo con L’Humanité è tuttavia l’ultimo di una lunghissima serie di successi raccolti un po’ in tutto il mondo, culminata nel 2015 con la pubblicazione di cinque sue vignette (selezionate assieme a quelle di altri dieci artisti internazionali tra 3.500 lavori presentati, sul tema della libertà d’espressione) nel volume «1 .000 crayons pour la liberté d’expression», realizzato dall’«Alliance graphique internazionale» in memoria dell’attacco terroristico alla sede parigina della nota rivista satirica «Charlie Hebdo», in cui erano stati massacrati la metà dei componenti della redazione.

Anche negli ultimi due anni i riconoscimenti e le soddisfazioni non sono mancate. Nelle settimane scorse si è infatti conclusa la III Biennale del Disegno di Rimini, durante la quale tre poster di Marcolla sono stati esposti presso il Museo della Città. Il titolo dell’edizione 2018 è stato «Visibili e invisibili», un tema che il graphic designer trentino (che lavora in Provincia come grafico ma nel tempo libero si dedica alla creatività, partecipando appunto a concorsi in tutto il mondo) ha raccolto con interesse, forte dell’esperienza professionale maturata fin qui.

Anche in questo caso, un’iniziativa complessa e affascinante, messa a punto dall’Associazione italiana design della comunicazione visiva in collaborazione con la Biennale Disegno Rimini, che fino al 15 luglio scorso ha invaso locali, palazzi, musei e luoghi storici del centro romagnolo con ben 33 mostre diffuse, seguendo un itinerario che mirava ad accompagnare il visitatore a scoprire i tesori della città vecchia.

Tra le recenti soddisfazioni di Tomaso Marcolla, pure l’esposizione del poster dal titolo «Human rights» presso la sede Unesco di Parigi, in una mostra organizzata dall’associazione «Poster for tomorrow-Uno per tutti, tutti per uno» e la pubblicazione di un suo lavoro nell’annuario 2019 del magazine Graphis, una rivista internazionale di comunicazione visiva che da oltre cinquant’anni è considerata un’autorità nel campo del design, della fotografia, dell’architettura, della pubblicità e dell’illustrazione.

Nato a Trento nel 1964, dove attualmente vive e lavora, e diplomato all’istituto d’Arte, Tomaso Marcolla ha iniziato l’attività di grafico nel 1985, sperimentando nel tempo la passione per il disegno a mano libera anche su supporti non tradizionali, come la carta giapponese o il gesso. Le sue opere sono oggi caratterizzate da una curiosa contaminazione artistica che spazia tra grafica, arte pittorica, arte digitale e illustrazione, in un continuo interscambio tecnico-comunicativo fra attività professionale e attività artistica.

Il suo stile, definito dall’uso di penna biro, collage, fotografia e computer grafica, ben si adatta poi alla frenesia dei tempi. «Scelgo la tecnica digitale soprattutto per la sua immediatezza e la velocità di esecuzione – sottolinea – oltre, ovviamente, per la possibilità di pubblicazione istantanea sul web». Quindi le tematiche più rappresentate nei suoi poster: diritto al lavoro, crisi economica, solidarietà, nonviolenza, difesa dell’ambiente, gli argomenti di attualità da cui Marcolla trae ispirazione per ritrarre la realtà che ci circonda, prendendo spunto da televisione, radio o riflessioni quotidiane dei singoli, e traducendo poi «in un modo che facciano riflettere, ma anche sorridere» i temi trattati in disegni.

Numerosi i concorsi nazionali e internazionali vinti dal vignettista trentino, così come numerose sono le mostre collettive e personali allestite dal 1996 a oggi in diverse gallerie e spazi pubblici, perché «partecipare a iniziative che trattano temi importanti come la libertà d’espressione o i diritti umani, per me è un piacere – conclude – Un hobby, se vogliamo, non remunerativo, ma che dà comunque soddisfazioni notevoli».
di Paola Malcotti


Intervista a Tomaso Marcolla – icsART n. 10, ottobre 2016
Rivista di arte e cultura online di Paolo Tomio

Tomaso Marcolla è un artista polivalente, innanzitutto disegnatore di talento come dimostrano le sue tavole impeccabili tracciate con una normalissima biro e poi pazientemente acquerellate. Gli oggetti raffigurati nei disegni iperrealisti fanno parte di una sua personale “Recherche” nei ricordi familiari: i bicchieri azzurri di casa, il guanto da lavoro del padre, il “bruschin” della madre, lo scarpone da lavoro: tutti oggetti commoventi che popolavano un mondo passato e rimossi dalla memoria collettiva che meritano di essere ricordati per la loro utilità umile ma necessaria. Grazie alla capacità di riportare sulla carta con fine perizia brani del proprio vissuto, l’artista ripercorre la storia personale riscoprendo con nostalgia e affetto il valore culturale ed estetico di questi oggetti poveri e comuni.

Marcolla è anche il pittore figurativo capace e sensibile che ha creato un ciclo di opere particolarmente significative in cui sono raffigurate le mani della madre nei vari momenti del giorno. Anche qui si ritrova lo stesso sguardo analitico e descrittivo sulle piccole cose che appartengono alla quotidianità. Lo stile pittorico rientra nel filone realistico ma il tema e il formato dilatato dei quadri creano una sorta di racconto per immagini compiuto e omogeneo che assume il valore di una intima testimonianza familiare.

Infine, l’altra passione artistica grazie alla quale Tomaso ha ricevuto i maggiori riconoscimenti, i lavori grafici da lui chiamati “Poster”, realizzati con un sapiente uso di tecniche miste in cui concorrono arte digitale, fotografia e disegno manuale. Si tratta di immagini iconiche sui grandi temi sociali create per innumerevoli concorsi internazionali, una ricerca di sintesi comunicativa ed estetica estrema capace di concentrare perfettamente in una unica immagine concetti complessi e variegati e, allo stesso tempo, di esplicitare in modo chiaro anche l’impegno etico e politico dell’artista.


Quando e perché hai cominciato a interessarti all’arte?

La mia passione per il disegno, la pittura e in generale l’arte visiva nasce fin da quando ero bambino e di conseguenza ho frequentato l’Istituto d’Arte di Trento. All’inizio era una rappresentazione figurativa della realtà che mi circondava, utilizzando molte tecniche e strumenti. In seguito, con una maggiore maturità, la rappresentazione della realtà si è trasformata in una visione personale, dal figurativo sono passato a visioni dove la realtà diviene pretesto per creazioni particolari.


Quali sono stati le correnti artistiche e gli artisti che ti hanno influenzato?

Non c’è un particolare artista a cui mi ispiro ma trovo spunti visitando mostre, consultando libri d’arte, internet per conoscere quello che succede nel mondo artistico. Dei pittori classici mi piace Caravaggio, per la sua pittura antiaccademica che restituisce all’arte la funzione di interprete della realtà, con la sua drammaticità, grazie al forte contrasto di luci ed ombre. Anche il movimento degli impressionisti mi ha sempre affascinato, per la tecnica nuova e per il modo in cui dipingono il paesaggio, usando il colore in maniera libera.


Hai conosciuto o frequentato artisti che hanno contribuito alla tua formazione?

Per alcuni anni, nel periodo estivo, ho dipinto assieme al maestro Ettore Maiotti di Milano che oltre ad essere un grande pittore figurativo ha pubblicato molti libri e manuali sulle tecniche pittoriche. Con lui ho affinato la tecnica dell’acquerello e dell’olio, imparando a dipingere dal vero, “en plein air” come gli impressionisti. Lavorando con lui ho imparato ad osservare la natura con occhi sempre nuovi, riuscendo a cogliere l’autentica atmosfera del paesaggio. Ho conosciuto anche il pittore Paolo Vallorz del quale apprezzo molto il lavoro. Ho avuto occasione di mostrargli i miei lavori e i suoi suggerimenti sono stati molto preziosi per me.


Quando hai deciso di orientarti verso il mondo della grafica?

Lavorando come grafico utilizzo le tecniche di computer grafica e di fotoritocco. Queste tecniche permettono di ottenere effetti particolari con una velocità di esecuzione impressionante e di conseguenza si elimina quello stacco tra l’idea e la sua esecuzione materiale. È quasi come avere una stampante direttamente collegata al cervello…

Tuttavia non trascuro le altre tecniche, acrilico, acquerello, penna. Ma l’effetto del digitale è immediato, compresa la possibilità di pubblicazione istantanea sul web ed al giorno d’oggi la velocità, l’immediatezza del messaggio è importante.


I tuoi poster e le tue vignette affrontano spesso temi impegnati sociali e politici: come e perché nascono quelle immagini?

Sono i valori che caratterizzano la mia vita quotidiana come la solidarietà, la nonviolenza, la difesa dell’ambiente ecc. che, collegandomi con l’attualità, cerco di rappresentare in un modo originale che faccia incuriosire, pensare e riflettere. Sono spesso visioni surreali, la mucca con la camicia di forza (mucca pazza), il maialino che spara proiettili (influenza suina), un incrocio tra una pecora ed un cavolfiore (OGM), una goccia di sangue che forma la bandiera del Giappone (a ricordo dei tragici fatti che hanno colpito il Giappone nel 2011). Le prime vignette nascono negli anni ’90 ed erano realizzate con tecniche tradizionali, acquerello, penna, collage (mucca pazza). La tecnica si è in seguito evoluta con la diffusione del “digitale”. Cambia la tecnica di realizzazione ma l’ispirazione nasce sempre allo stesso modo: una notizia di attualità, un problema sociale, un fatto che mi colpisce particolarmente. In seguito cerco di rappresentare, di incuriosire, di far riflettere, in una maniera non violenta, anche su argomenti molte volte tragici.


In contemporanea hai sviluppato anche un filone più propriamente pittorico

Diciamo che non uso solamente una tecnica ma nello stesso periodo convivono tecniche diverse che molte volte si mescolano e integrano tra loro nell’esecuzione dell’opera.

Dopo il periodo che possiamo chiamare ‘classico’ l’acquerello si mescola alla penna a sfera creando le opere di “Grafica”, l’acrilico e la fotografia creano i “Collage”. Con l’acrilico ho realizzato una serie di dipinti su tela e tavola che ho chiamato realismi. Sono visioni particolari, di mani al lavoro con inquadrature e tagli particolari, in primo piano, realizzati con colori forti.

Più recente è la serie dei “Cromatismi” dove la visione tradizionale si trasforma in qualcosa di diverso, caricando il paesaggio di suggestioni a volte mescolate al naturalismo, a volte scollegate dalla realtà.


Oggi cosa ti senti: più disegnatore, grafico o pittore?

Considero l’arte digitale come una forma d’arte diversa, con delle possibilità comunicative peculiari  rispetto alle forme d’arte più tradizionali. La scelta del mezzo infatti dipende sempre da “come” e “cosa” voglio comunicare. Cerco di tenermi aggiornato sulle novità nel campo delle tecnologie sia come grafico che come artista. Nel mondo digitale, infatti, lo spazio lasciato al mezzo (computer e software) spesso agevola la creazione, mettendo a disposizione una gran varietà di strumenti e soluzioni. Resto comunque sempre affezionato alle tecniche tradizionali (acquerello, acrilico, olio, collage) che amo sperimentare e che, a differenza del computer, offrono un contatto diretto con l’opera.


Quali sono le  tecniche che utilizzi principalmente nella tua attività di grafico?

Anche nel lavoro di grafico, per realizzare un qualsiasi progetto parto sempre da un disegno a mano libera. In seguito passo dagli schizzi preliminari, alla elaborazione digitale, utilizzando scanner per trasformare in digitale un disegno. Utilizzo spesso la fotocamera digitale ed elaboro le immagini  con software dedicati al fotoritocco. Inoltre utilizzo software di disegno vettoriale e di impaginazione per realizzare una pubblicazione, od un qualsiasi prodotto editoriale, sia in forma cartacea che in formato digitale.


E in quelle di disegnatore e pittore?

La tecnica che preferisco è senz’altro l’acquerello, anche se molto difficile, permette di ottenere degli effetti, delle sfumature, particolari. Ma mi piace sperimentare, usare e mescolare tecniche anche contrastanti fino a stravolgerne l’uso tradizionale. Ho mescolato l’acquerello alla penna a sfera, nelle opere su carta, lo stucco all’acrilico per la serie dei cromatismi, assemblo fotografie e tecniche miste. Quello che mi interessa è di ottenere un effetto, un’emozione ed in base a questo scelgo la tecnica più adatta.


Oggi, c’è qualcosa che ti interessa o che non ti piace dell’arte contemporanea?

Mi interessa tutto ciò che mi offre emozioni. In certi casi, però, certe opere mi lasciano un po’ perplesso.


Dopo il figurativo, hai iniziato recentemente a sperimentare un linguaggio astratto?

Nelle opere che ho chiamato “cromatismi” realizzati ad acrilico e stucco su tavola, vi sono due periodi. Inizialmente partivo sempre da un dato reale, da un particolare fotografato, soprattutto erano particolari di elementi naturali, luci che penetravano nel sottobosco, foglie rami. Questo veniva interpretato e a volte stravolto. I colori erano scuri, sulle tonalità del verde e del nero.

In seguito non vi è più un dato reale ma sono composizioni cromatiche libere. Il colore verde, è virato sulle tonalità calde del rosso.


Data la tua dimestichezza con l’informatica non ti è mai nata la curiosità di tentare strade più tecnologiche?

Considero gli strumenti informatici come dei mezzi che come ho già detto mi permettono una velocità nel creare e visualizzare le mie idee.


Come definiresti il tuo linguaggio? Quali sono, secondo te, le caratteristiche che ti rendono riconoscibile?

Non so se il mio linguaggio sia riconoscibile, sarebbe certo una bella soddisfazione.


Quando inizi un nuovo dipinto hai già in mente un tema, un soggetto o ti muovi senza vincoli predeterminati?

In mente nascono molte idee che devono solamente essere concretizzate. Quando inizio un’opera, che sia un dipinto o un assemblaggio digitale, parto sempre con un’idea precisa che poi magari si trasforma rispetto quella iniziale.


Ritieni di rappresentare nelle tue tele concetti o emozioni? Sei interessato ad un “messaggio” nell’opera?

Nelle opere dei “Poster” c’è sempre un messaggio che intendo veicolare, a volte chiaro e a volte meno appariscente. Nelle ultime opere, “Cromatismi” l’osservatore trova le sue interpretazioni. L’importante è emozionare in qualsiasi modo.


Come ti sembra il panorama dei pittori trentini d’oggi? Apprezzi qualcuno a livello provinciale?

Vi sono degli artisti che si distinguono con una originale personalità artistica, ma si vedrà con il tempo se la loro ricerca sarà stata valida.


Segui la politica culturale trentina: pensi che si possa fare di più e meglio per il settore artistico?

Certamente si può fare di meglio, per esempio mettendo a disposizioni degli spazi gratuiti per artisti che si vogliono far conoscere.


Cos’è la bellezza? E’ un valore che ricerchi o è subordinato ad altri valori?

Banalmente un quadro che voglio appendere in casa, un qualcosa che osservandolo mi da emozione. Cerco di arrivare ad un “bello” ma sempre collegato ad un contenuto, non solamente un valore estetico. Un’opera come quella intitolata OGM, dove una pecora ha il corpo di un cavolfiore, può essere divertente, piacevole ma allo stesso tempo fa riflettere sul tema della modificazione genetica di animali e piante.


Chi è l’artista?

Tutti nascono artisti, ma poi si cresce…


E, per finire, cosa è per te l’arte?

L’arte deve confortare il disturbato e disturbare il comodo. (Banksy)


La voce del Trentino – Giovedì 24 marzo 2016

Tomaso Marcolla, artista trentino presenta i suoi poster alla mostra di Boston

La nomea del Trentino è pronta a sbarcare anche a Boston grazie al genio di Tomaso Marcolla, che è stato scelto per esporre due delle sue opere presso la galleria Lamont Gallery di Boston – USA.
La mostra, intitolata “Change Agents: Personal Art as Political Tactic”, è radicata nel tentativo di rappresentare la dinamicità dell’attualità in cui viviamo. Un tema fresco e interessante che ricalca le molteplici forme della società che ci circonda.
Nato nel 1964 a Trento, ha abbracciato l’arte con l’attività di grafico, per poi passare all’acquerello e all’arte digitale, l’espressione artistica più efficace per affrontare la frenesia dei nostri giorni. Come l’artista ha spiegato, “la scelgo soprattutto per la sua immediatezza e la velocità di esecuzione oltre, ovviamente, per l’effetto. Non trascuro le altre tecniche tuttavia, penna, acrilico, figurativo. L’effetto del digitale è immediato, compresa la possibilità di pubblicazione istantanea sul web”.
I suoi lavori, sempre indirizzati a sollecitare una riflessione personale sul presente, hanno ormai ottenuto grandi riconoscimenti internazionali. Urge infatti cogliere qualche stimolo in più per affrontare al meglio problematiche importanti, quali la nonviolenza, il razzismo, il peso della crisi economica, la salvaguardia dell’ambiente e il mondo lavorativo.
La maniera con la quale l’artista tratta questi argomenti si basa sull’intenzione di far sorridere e di far pensare attraverso la semplicità di un disegno sull’incombenza dei cambiamenti che sono oggi i protagonisti della nostra era. Il risultato è stato talmente apprezzato dai critici d’arte da permettergli di esporre altri suoi poster ad un’esposizione di Parigi nel dicembre 2015, alla seconda edizione di Italian Poster Biennial, alla “Mostra internazionale sulla violenza familiare” di Chicago e molto altro ancora.
Il significato di questa originale esposizione si nutre proprio dell’incertezza che ci circonda, cercando di presentarla con uno spirito critico e, perché no, umoristico. I lavori di Tomaso Marcolla scelti sono “Nord Africa” e “Guerra distruttiva”, già conosciuti dal mondo dell’elaborazione digitale.
L’inaugurazione della mostra si terrà domani e ben 40 artisti contemporanei avranno modo di poter esporre i loro lavori e le loro visioni sulla politica e sulla quotidianità fino al 30 aprile, la data di chiusura della galleria.

di Nicole Mazzetto


 

Corriere del Trentino – Giovedì 10 Dicembre 2015

La mostra – Marcolla
Il grafico trentino che espone a Parigi e Los Angeles

Erano le 19.18 del 13 novembre scorso quando, durante la trasmissione di France 24, Une semaine dans le monde (Una settimana nel mondo), Nicolas Vadot, vice presidente di Cartooning for peace, presentava ai telespettatori le immagini create sul tema dell’immigrazione dal grafico trentino Tomaso Marcolla, definendole «visivamente molto molto forti». Due ore e mezza dopo, a una decina di chilometri da quegli studi televisivi, Omar Ismail Mostefai, Samy Amimour e Foued Mohamed Aggad aprivano il fuoco sugli spettatori che assistevano al concerto degli Eagles of Death Metal al Bataclan di Parigi, mentre altri terroristi attaccavano lo Stade de France e altri ancora sparavano a caso su alcuni caffè del decimo e undicesimo arrondissement della capitale francese causando 130 morti. Il palinsesto di France 24 venne totalmente sconvolto e Parigi non è più stata quella di prima. Le immagini di Marcolla vennero rapidamente messe da parte, ma oggi a quasi un mese di distanza, si inaugura nella capitale francese la mostra Poster for tomorrow dedicata alla difesa della sanità pubblica accessibile a tutti, le immagini di Marcolla tornano ad essere esposte a Parigi.
Il grafico di Mezzolombardo, ma vive a Lavis, non ha potuto essere presente all’inaugurazione, ma ha accettato di raccontarci le sue ultime creazioni e il suo «particolare» legame con la Ville Lumière. «Le due immagini selezionate per la mostra che inaugura oggi si intitolano Redcross e H. La prima è una elaborazione digitale del classico logo della Croce Rossa, mentre la seconda è una lettera acca formata dai dollari. Come per altre miei lavori, ho creato materialmente l’oggetto da fotografare, in questo caso con il polistirolo, su cui ho incollato dei dollari falsi». Il legame con Parigi, è, invece, piuttosto casuale: «Nicolas Vadot di Cartooning for peace aveva avuto modo di apprezzare le mie immagini sull’immigrazione in occasione di una mostra in Svizzera e me ne ha chieste due da presentare in trasmissione a France 24.
La mostra Poster for tomorrow, invece, si tiene ogni anno a Parigi, e mi sono limitato a mandare i lavori descritti».
I disegni e i manifesti di Marcolla sono stati selezionati e premiati in decine di concorsi internazionali – alcuni sono stati raccolti in Poster, un libro pubblicato da Edizioni Iod l’anno scorso – ma il suo successo non è certo dovuto alla frequentazione di «giri» particolari. Anzi, Marcolla si limita a verificare le «chiamate» per i vari concorsi, o le varie mostre, e a inviare le sue creazioni: «Ma non è il mio lavoro, io sono un dipendente provinciale e nel tempo libero cerco l’ispirazione e, a seconda del tema da trattare, mi metto all’opera».
La sua produzione spazia dagli acquerelli agli oli, dalla fotografia all’acrilico, dalle vignette ai lavori grafici fino alla computer grafica, ma l’aspetto più suggestivo riguarda la costruzione degli oggetti da «immortalare». Per esempio, per la mostra Italian poster biennial inaugurata sabato a Finale Ligure è stato selezionato il suo Triumph, un arco di Trionfo formato da bossoli. Un’immagine creata mesi prima degli attentati di Parigi. «La scelta era legata al centenario della Prima guerra mondiale, ma anche in questo caso ho prima costruito l’oggetto, impilando i bossoli, poi l’ho fotografato. Anche nei poster in cui appare del sangue non uso elaborazioni grafiche, ma
fotografo li mio sangue. Devo, però, imparare a gestire meglio la cosa, perché finisco per tagliarmi sempre un po’ più del dovuto. Scherzi a parte, se devo cercare una linea comune nei miei manifesti, direi che è quella di provare a far riflettere in pochi secondi, senza utilizzare la parola scritta».
Il successo ottenuto nei vari concorsi non è che una delle numerose conferme del raggiungimento del suo obiettivo. Per quel che riguarda il prossimo futuro, un suo manifesto verrà utilizzato per uno spettacolo che andrà in scena a Los Angeles. «Ma non posso dire molto e non ve lo posso mostrare. Prima devono vederlo i californiani».

di Massimiliano Boschi


 

l’Adige – 29 aprile 2015

Le opere di Marcolla nel libro per la libertà
Il volume francese raccoglie 1.000 vignette
La presentazione il 5 maggio a Marsiglia, il giorno seguente a Parigi
«La gioia più grande? Forse un anno fa, quando un mio lavoro è stato selezionato tra i dieci migliori ad un concorso internazionale a Parigi, tra 3.500 poster presentati».

Di soddisfazioni però Tomaso Marcolla, artista originario di Ton, attualmente residente a Lavis, ne ha avute tante, in ogni angolo del mondo. Ad esempio a Seul: dopo varie partecipazioni ad un concorso internazionale – tema diverso ogni anno e sempre sue opere nei primi posti – è stato «selezionato» dagli organizzatori come componente della giuria: non più per disegnare, ma per valutare il lavoro degli altri…
Ora un nuovo capitolo: invitato dall’«Alliance graphique internazionale» francese a proporre delle opere sul tema della libertà di espressione, Tomaso Marcolla ha inviato dieci sue creazioni, e cinque sono state scelte per essere pubblicate nel volume «1.000 crayons pour la liberté d’expression» (mille matite per la libertà di espressione) che sarà presentato il 5 maggio a Marsiglia con testi introduttivi di Dominique Cardon (sociologo, docente universitario) e Michel Bouvet (artista, diplomato alla scuola Superiore di belle arti di Parigi), pubblicato a memoria dell’attacco terroristico alla sede parigina di «Charlie Hebdo», dove erano stati massacrati la metà dei componenti della redazione della nota rivista satirica francese.
Il libro avrà una duplice presentazione: il 5 maggio alla «Librerie la salle des machines» di Marsiglia, il giorno seguente a «La friche libraire» di Parigi.
«Certo per me è una soddisfazione ulteriore, anche se probabilmente a Marsiglia non ci andrò», commenta Tomaso Marcolla, che lavora in provincia come grafico, e che nel tempo libero si dedica alla creatività, partecipando appunto a concorsi in tutto il mondo. «Pensare che quando sono stato premiato, a Parigi, lo scorso anno, teatro della cerimonia era un locale a poca distanza dalla sede di Charlie Hebdo… Partecipare a simili iniziative, soprattutto quando si tratta di libertà di espressione e di diritti umani, per me è un piacere. Uno hobby, se vogliamo, non remunerativo, ma che dà comunque soddisfazioni notevoli».
Cinquantenne, Tomaso Marcolla si è diplomato alla scuola d’arte, lavorando poi per varie agenzie di grafica locali, ed approdare al posto in provincia. «Da sempre sono appassionato d’arte, fin da giovane amavo la pittura, poi anche grazie alla conoscenza del computer sono passato alla grafica, all’elaborazione digitale, ai concorsi internazionali è possibile partecipare inviando il materiale via internet. Non vivo da artista, insomma, ma dell’arte mi nutro al di fuori del lavoro». Sposato, un figlio di 11 anni (Francesco: già denota capacità nel campo della creatività, che attualmente riversa sui bonsai…), Tomaso Marcolla attualmente risiede a Lavis.

Guido Smadelli


 

Corriere del Trentino – 16 gennaio 2015

L’arte in difesa della libertà – Le opere di Tomaso Marcolla Il grafico trentino omaggia le vittime di Parigi
A Parigi era andato giusto un mese prima che i fratelli Kouachi facessero irruzione nella redazione di Charlie Hebdo uccidendo dodici persone e Amedy Coulibaly ne ammazzasse altre quattro in un supermercato kosher della capitale. Si trovava in Esplanade Nathalie Sarraute per l’anteprima della mostra Work right! organizzata da Poster for tomorrow: il suo lavoro era stato selezionato tra i dieci poster premiati e che sono stati esposti in simultanea in oltre trenta città del mondo sul tema del diritto al lavoro. Oggi Tomaso Marcolla, come tanti artisti nei giorni successivi agli attentati hanno sentito l’urgenza di fare, si serve della sua arte «a difesa della libertà d’espressione».
Non conoscevo la rivista – ammette l’artista trentino, che nel suo curriculum vanta una lunga serie di riconoscimenti, anche internazionali – e posso anche non condividere alcune vignette offensive pubblicate, ma questo è secondario: a me interessa che la libertà di potersi esprimere venga salvaguardata».
Un tema su cui Marcolla riflette, attraverso le sue vignette, forma principe della sua espressione artistica, da tempo: Penna, il proiettile che si trasforma in un pennino insanguinato, è del 2007. «Volevo mandare una sorta di messaggio al contrario, anche la penna può essere un’arma – racconta – . Ovviamente il significato non era collegato al vignettista che con la sua arte provoca una reazione, ma è piuttosto un’esortazione a usare la penna e non il proiettile: con le vignette ci si può esprimere in tutti i modi, senza dover ricorrere al fucile».
Nato a Mezzolombardo, cresciuto a Vigo di Ton, Marcolla si diploma all’istituto d’arte di Trento. Grafico di professione, comincia a sperimentare la sua passione per l’arte con l’acquerello, «utilizzato anche su supporti non tradizionali, dalla carta giapponese al gesso»: tutto il resto arriva dopo.
Penna biro, collage, fotografia e computer grafica. L’arte digitale ben si adatta alla frenesia dei tempi: «La scelgo soprattutto per la sua immediatezza e la velocità di esecuzione – sottolinea – oltre, ovviamente, per l’effetto. Non trascuro le altre tecniche tuttavia, penna, acrilico, figurativo. L’effetto del digitale è immediato, compresa la possibilità di pubblicazione istantanea sul web».
Diritto al lavoro, crisi economica, solidarietà, nonviolenza, difesa dell’ambiente: argomento e ispirazione delle vignette di Marcolla è l’attualità. «Guardando la televisione, parlando con la gente, ascoltando una battuta» è così che l’artista trentino trova lo spunto per prendere la penna (e il mouse) in mano e rappresentare la realtà «in un modo che faccia riflettere, e sorridere anche, nonostante a volte i temi che tratto siano molto seri». Il prossimo passo si chiama Messico: «Sono stato invitato a progettare un poster sul tema dell’accesso alle cure mediche – conclude – sto pensando a un modo originale per realizzarlo».

di Erica Ferro


 

Un cuore “fanatico”

Un vocabolario non solo deve “catalogare” un linguaggio e un concetto intriso di conoscenze storiche ma deve anche recuperare e indagare le varie declinazioni che da esso scaturiscono, in quanto (appunto) sequenza storica. L’espressività artistica è pura e semplice stratificazione che implica uno stile e uno “sguardo” in grado di analizzare la straordinaria complessità che possediamo, che troviamo intorno a noi e che solo le movenze artistiche sanno poi tradurre in possibilità. Nell’artista questo non si esaurisce quasi mai in se stesso ma al contrario, come fosse una palla che rimbalza contro un muro, ci rimanda a giochi più intimi ed essenziali. Questo in special modo quando si tratta di tematiche sociali, d’impegno in campo pacifista, di giustizia e lotta alla criminalità a ogni latitudine essa si manifesti. Solo un cuore “fanatico” riesce a pompare sufficiente sangue dando nutrimento e voce ai propri silenzi, comunicandone all’esterno le pulsazioni. La sperimentazione di stili e tecniche diventa mestiere serio e scrupoloso in Tomaso Marcolla che ormai ci ha abituato a produzioni esibite suo malgrado quasi volesse solo suggerirci un percorso da seguire assieme ma senza clamore e chiacchiericci inutili. Si attraversa un bosco in silenzio, ascoltando i suoi suoni profondi, cadenzati da qualche ramo secco rotto sotto i piedi. Tomaso Marcolla ha il merito di regalarci tutto questo, di ricordarci che tutto questo in fondo ci appartiene, magari senza averne un merito particolare ma solo un preciso dovere da riconquistare ogni giorno facendolo proprio.
Roberto Fonte – 2014


 

2013 Tomaso Marcolla per Copernico

Leggere l’opera di Tomaso Marcolla è come sfogliare una corposa enciclopedia.

I suoi segni nitidi scorrono sul filo del tempo, della storia, e lo sviluppano incessantemente dalla A alla Z. Non c’è accadimento (nazionale o internazionale che sia) sul quale, da anni, Tomaso Marcolla non tracci – prima che con la sua geniale matita o il suo computer, con il suo cervello analitico, perennemente allertato –  chiavi di lettura immediatamente percettibili da qualsiasi osservatore.

E, per contro, non c’è osservatore capace di indifferenza davanti alle questioni che con le sue tavole Tomaso pone. Perché l’opera di Marcolla, scientemente, narra con il linguaggio dell’evocare, sommando alla piena consapevolezza del narratore il facile compito di chi ascolta di cogliere, istantaneo, il senso del suo messaggio.

Sono, le sue opere (definisco così le sue “vignette” – ostinatamente, senza se e senza ma – assegnando loro l’etichetta di espressione artistica, in conflitto con coloro che al parlare per immagini vorrebbero assegnare altri palcoscenici), l’estrema sintesi di immediate scansioni cerebrali sul quotidiano, il più dello volte tragico, letto con il gusto dell’ironia, applicando una tecnica del segno davvero magistrale. Del resto Tomaso Marcolla si forma nell’ottima palestra dell’Istituto d’Arte di Trento ed eccelle nella tecnica dell’acquerello e della riproduzione dal vero almeno quanto in quella della comunicazione creativa. Non lo intimoriscono i salti di medium, dal pennello alla matita, alla penna (biro, naturalmente); dalla computer grafica all’olio, ai pastelli; dalla fotografia, al collage, alla scultura, all’installazione. Navigare il suo sito è un illuminante disvelarsi della personalità di un artista tanto discreto quanto sorprendentemente poliedrico.

Copernico ne mette in luce l’impegno civile di sensibile interprete/narratore del nostro tempo, affidandogli la realizzazione delle tavole destinate – ormai per il ventunesimo anno consecutivo – al proprio consolidato gruppo di collezionisti e Tomaso non si lascia sfuggire l’occasione, attraverso quattro letture, alcune delle quali inedite, del continente africano, di fissare per sempre nella nostra mente (e nel nostro cuore) il tempo in cui si spegne, dopo aver acceso speranze e costruito futuro, l’esistenza di quel Nelson Mandela, Madiba, padre di un’Africa nuova.

Antonio Cossu 2013, dicembre 


 

TRENTINOMESE – gennaio 2013

Immaginare sempre.
Ha cominciato dipingendo fortezze e castelli. Poi ha virato sul digitale, rielaborando artisticamente fotografie digitali. Lui è Tomaso Marcolla, tra belle arti, arte concettuale e impegno civile. di Renzo Francescotti

Nato nel 1964 a Mezzolombardo, ma cresciuto nel paese della sua famiglia, Vigo di Ton (ora residente a Lavis), con la passione del disegno sin da ragazzo, diplomato all’Istituto d’Arte di Trento, assunto dalla Provincia una ventina di anni fa per fare il grafico, Tomaso Marcolla è un nome che nel campo artistico, non solo trentino, circola da anni.

Ha iniziato come pittore che si serve di tecniche tradizionali, come l’olio e l’acquerello. Con queste tecniche (dopo alcune mostre d’assaggio, nel suo paese, nella sua valle, a Trento e con una insolita uscita a Parigi), nel biennio 1996-1997 dipinge fortezze e castelli, lui che è cresciuto all’ombra di Castel Thun, “improntato” da questo castello, uno dei più affascinanti del Trentino. Dall’aprile 1998 è una mostra di quadri che raffigurano manieri, esposti nelle sale di Castel Toblino. Tomaso riscuote un buon successo, dimostra un ottimo mestiere, con uno stile naturalistico-impressionista di largo gradimento. Successivamente, l’acquerello viene contaminato con l’acrilico e il collage e Marcolla va a cercare sensi meno visibili, più riposti della realtà. Nel frattempo, dal 1996, comincia a partecipare a concorsi e manifestazioni un po’ in tutta Italia, perfezionandosi nella grafica, utilizzando la fotografia (ne è un grande appassionato) manipolata digitalmente.

Dice Marcolla: “Lavorando nel campo della grafica, mi occupo quotidianamente di immagini digitali che sono diventate parte integrante della comunicazione. Anche l’arte ha saputo cogliere le infinite possibilità di questa Rivoluzione ed infatti sono sempre di più i musei e le gallerie che si propongono usando il digitale, sia su internet o su CD-ROM. È un mondo ancora tutto da scoprire e sfruttare, ma credo abbia enormi prospettive”.

E delle sue opere dice: “Le opere che creo assemblando foto e pittura sono l’unione dell’aspetto statico con quello dinamico e libero da interpretazioni.”

Tuttavia, Marcolla non abbandona mai il disegno manuale a favore della grafica al computer: del 2003 è una mostra alla Galleria d’arte “Fogolino” di Trento, con opere realizzate a penna (biro) e acquerello, in cui conferma e ulteriormente rivela le sue eccezionali doti di disegnatore. Sono gli oggetti più utilizzati (da maschi e femmine), i più modesti e quotidiani, quelli che Tomaso dipinge: un guanto da lavoro, uno straccio da cucina, una tovaglia, una moka, uno scolapiatti, un paio di jeans… Li riprende con una tecnica iperrealistica. Ma perché, che interess hanno questi oggetti, che cosa ci vuol dire su di loro l’artista? Ci vuol dire: guardateli! Ma non li conosciamo anche troppo? No, guardateli in modo diverso, guardateli con immaginazione: di immaginazione ne abbiamo purtroppo sempre meno… Per esempio, guardate quanto è bello questo cavolo con le sue foglie e i buchi fatti dalle cavolaie; o questa zucca gialla, tagliata a metà con dentro tutto un mondo da scoprire; o questo vecchio scarpone abbandonato, chi l’ha indossato, chi ci ha camminato per strade di lavoro, di fatica, di pena, di avventura? E quei jeans buttati lì da un uomo o da una donna, come se fossero stati abbandonati in fretta, che senso famigliare, o erotico, che storie ci raccontano?

Con la tecnica diversissima della computer grafica e della fotografia, Marcolla realizza le sue “vignette”, raccolte anche in un catalogo uscito nel 2009. Molte di esse sono viaggiate per internet o per esposizioni nel mondo, hanno raccolto premi e riconoscimenti. Tomaso Marcolla vi rivela coraggiosamente la sua passione civile, la sua anima di pacifista, ecologista, anticonformista. Ad esempio con la vignetta “Eczema” (2005) in cui raffigura il volto di George Bush figlio sfigurato da piccoli teschi. O “Proiettile” in cui vengono raffigurati dei bossoli ben ordinati, ognuno con segnato il suo destinatario (magari noi). Oppure “OGM” (2011) in cui appare un nuovo animale con la testa di pecora e il corpo di cavolfiore. O infine “Mela invado” (2006) in cui il nostro Tomaso – che viene dalla valle delle mele più celebri d’Italia – ne raffigura una bella rossa, una di quelle che si producono nella sua valle, sul cui è raffigurato il mappamondo: è morsicata ai margini, e i morsi appaiono in forma di due soldati con i mitra puntati contro il mondo. Singolare vicenda quella di questa vignetta. Un giorno del 2012, arriva a Tomaso una telefonata da Los Angeles: era di Elena Vannoni, regista di origine italiana. Gli chiede se può utilizzare l’immagine di “Mela invado” per promuovere una commedia sui diritti umani scritta dall’inglese Kay Adshehad. Ovviamente positiva, anzi entusiasta, la risposta del nostro antibellicista noneso.


 

Blarco – Blog arte contemporanea – sabato 10 novembre 2012
New Art | Tomaso Marcolla e l’ironica serietà dell’arte
Di Marialaura Lucantoni
Tomaso Marcolla non gira mai intorno ai concetti, punta dritto al senso e non senso di ciò che intorno a noi accade. La sua produzione è una contaminazione tra grafica, arte pittorica, arte digitale e illustrazione.

I suoi collage sono sipari in acrilico che mandano in scena realtà naturali: un fiore, un paesaggio o un intreccio di rami. La stampa fotografica sembra disperdersi nell’acrilico e viceversa. Sembra quasi che una strana pozione stia sciogliendo i colori dinanzi ai nostri occhi.

La sua produzione grafica a penna ed acquerello sembra essere il dettato visivo di un occhio che scruta il mondo e i suoi oggetti del quotidiano con scrupolosa cura.

Ma la parte più interessante del lavoro di quest’artista, quella che ci restituisce le contraddizioni e assurdità della nostra civile società, si nasconde in una serie di  vignette. Un mix tra foto e computer grafica, forti immagini d’impatto visivo e concettuale, che senza equivoci ci spingono ad una riflessione ben precisa. Il gioco è imbastito tutto su semplici e mai scontati accostamenti soppesati con ironica serietà.

War, la sua composizione di proiettili non anonimi, è un quadro amaro delle intenzioni umane che smuove le coscienze e nel contempo un invito alla presa di responsabilità.

La sua matita stretta in vita da un etichetta di censura è più eloquente di uno sciopero di logorroici giornalisti.

La sua Mela_invado è più forte e comunicativa di qualsiasi prima pagina di stampa: una mela rossa, che simboleggia il mondo, e due morsi dalle sembianze di militari che avanzano muniti di mitra. Non a caso quest’opera grafica è stata utilizzata per promuovere una commedia sui diritti umani e ha ottenuto il primo premio nella sezione grafica dei “Best artist 2009” organizzati dal Muvac, Museo Virtuale Arte Contemporanea.
Se è vero che l’arte contemporanea produce prima di tutto simboli, le immagini confezionate da Marcolla potrebbero essere etichette simboliche del nostro tempo.


 

NAKEDBUTSAFE n. 3 – settembre 2012
Riflessioni: Scoprire, rivelare, confessare
di Nico Zanovello

Scoprire dal latino dis-cooperire, composto dalla particella dis, inteso come allontanamento o rimuovere ciò che si nasconde. Viviamo in un’epoca di scoperte, tante scoperte, troppe scoperte. Lo scoprire mi piace intenderlo come “dis-velare”, levare il velo, conoscere. La mia conoscenza personale si è costruita molto sull’esperienza ed a contatto con la gente di tutto il mondo. Ora se devo intendere scoprire gli oggetti, la vita, le cose profonde della vita e le regole della natura pensante se stessa riflettente se stessa, le scoperte in questi ambiti sono proprio poche, limitate, esigue. Ciò che m’impressiona sfavorevolmente lo scoprire un vero significato e comprensione nell’esserci, presenza in questo mondo, dare un senso profondo, o dignitoso all’esistenza è per pochi. Ritrovo nell’umanità evidenti limiti di comprensione (inteso come comprendere, prendere con, abbracciare, stare insieme) negativa. Lo sviluppo di una coscienza riflessiva che permette di osservare l’universo stesso sia nel micro che nel macro è un qualcosa di difficilmente raggiungibile. Si scoprono le mutandine. I reggiseno, il naso rifatto, un vestiario, ma difficilmente valori universali come il rispetto della natura, degli altri, della diversità divengono lo scoprire delle popolazioni in senso generale. Difficilmente noto che l’altro diverso da Sé riconosce e scopre un altro mondo, anzi, si ha paura di scoprire questi meravigliosi infiniti mondi che sono tutte le persone, piante, animali, e tutte le persone che abitano questo pianeta, a livello intuitivo forse altre realtà fisiche.
Sono le ideologie, la non connessionalità delle cono-scienze che non ci fanno scoprire le cose nel senso profondo dell’euristica. In realtà il paradosso si presenta; a fronte di grandi scoperte tecnologiche e scientifiche sul piano umano filosofico non vi è stata ancora uno sviluppo di una scoperta globale. L’utilizzo delle religioni tenta questo, ma sono infarcite di ideologie e verità assolute per cui ne viene meno il compito. Scoprire come fanno i bambini e gli artisti, senza pre-giudizi, renderebbe l’esperienza esistenziale una vera meravigliosa magia.
Rivelare deve essere inteso come il momento in cui si fa sapere ciò che si è conosciuto. Scoprire poi di conseguenza far sapere. Dovrebbe essere il compito delle persone illuminate, quali l’espressione degli artisti e di tutte le arti. Ma soprattutto la conoscenza (con la scienza) vera è data da un fattore che i più hanno dimenticato, l’umiltà. Noi possiamo disvelare solamente ciò che ci è già dato, “nulla di nuovo” ma la natura ama i suoi segreti e secondo me sono pure necessari. I segreti della vita secondo me devono stare tali. In caso contrario sarebbe presente una grande perversione (perverte re = creare caos). Comunque la vera conoscenza, la vera rivelazione la dona la natura pensante se stessa, riflettente se stessa, pensante se stessa e cioè DIO. Gli essere umani non dovrebbero dimenticare un passaggio importante nel libro della genesi: “…Dio fece l’uomo a sua immagine e somiglianza”. Concetti che ci portano a riflessioni quali la relazione tra micro e macro cosmo, Dio e l’uomo, e la natura. Ma giunge un problema; la funzione dell’Io. L’intelligenza ha la presunzione di essere superiore all’intelligenza della natura, gli esseri umani la usano spesso in modo perverso fregandosene delle fatiche fatte dalla natura in miliardi di anni o più. Qui ci sarebbe molto da dire nell’utilizzo delle risorse biologiche, economiche, umane, naturali. L’uomo non vuol confessare (dichiarare apertamente, torti, dubbi, errori mostrandoli di riprovarli) a se stesso la fragilità, il limite implicito in se stesso. Ma qui siamo ancora di fronte ad un paradosso uomo = natura = Dio quindi il senso di onnipotenza è presente pure nell’umanità. Ma d’altronde Dio ha bisogno della presenza dell’uomo per esistere. L’uomo ha una qualità divina e cioè la coscienza riflessiva. L’uomo sta perdendo la propria umanità cioè la dimensione religiosa e cioè il rispetto della natura stessa e di se stesso. E ciò, per quel che mi riguarda lo porterà se stessa a patire grandi dolori. Ora la sintesi di questi concetti la esprime in modo geniale e sintetico e sincero attraverso la simbologia l’artista italiano Tomaso Marcolla. La simbologia del quadrato e del cerchio, rosso sangue, sopra ad una garza.
Il quadrato simbolo della terra in opposizione al cielo, simboleggia anche l’universo, è una figura anti-dinamica per eccellenza, simboleggia la stabilità il quadrato e il cerchio si ri-chiamano continuamente. In sostanza il quadrato rappresenta l’elemento terrestre come creatore (madre) come manifestazione divina. Il cerchio l’unità divina, l’eternità (l’Uroboros). Come potete osservare l’artista unisce in un attimo sincronico terra- cielo, madre-padre. Logos-materia. Il discorso ci porterebbe oltre gli oceani delle origini comunque in un gesto creativo Tomaso Marcolla ha espresso una potenza archetipica simbolica “potente” . Colui che guarda l’opera, anche se non è a conoscenza culturale degli elementi simbolici ne sarà comunque toccato perché comunque gli appartengono.
La seconda opera rappresenta una moneta, denaro, all’interno del cerchio. Il nostro artista ci comunica la presenza di un dio spurio che domina l’universo stesso.
Nel denaro si simbolizza il fluire dell’energia psichica; il suo scorrere è vitalità e dinamismo; il suo ristagnare è stasi e immobilismo: una medesima parola designa tanto la depressione economica quanto la depressione psichica. “Il denaro come simbolo: aspetti psicodinamici e clinici Claudio Widmann”. Il denaro dona felicità ma pure dolore. Per cui come sussunto l’umanità deve stare attenta all’uso smoderato del denaro. Tomaso ha colto simbolicamente in un gesto di assoluta profondità del pensiero della nostra società. Ma così è sempre stato.
La terza opera, mani che non riescono ad incontrarsi, mani deteriorate. Anche qui attraverso l’atto poietico cioè l’intuizione infinita (poetico) l’artista individua il percorso dis-umano della nostra società. Una società dove l’altro diverso da sé da solo fastidio. L’umanità non coopera non si riconosce abitante un Universo (uno-verso).


 

TRENTINO – 11 maggio 2012

La mela di Marcolla protagonista anche a Los Angeles
di Vittorio Nardon
Da Tokio a Los Angeles, non conosce confini la vena artistica di Tomaso Marcolla, il grafico che sta collezionando una nutrita serie di riconoscimenti. Proprio in questi giorni, al teatro Old Bank District Theatre di Los Angeles va in scena Bites, scritto dall’inglese Kay Adshead per la regia di Elena Vannoni e nella locandina campeggia la Melainvado di Marcolla. «Un’appetitosa mela rossa, proprio come quelle che si producono in val di Non e che simboleggia il mondo. – Spiega l’artista. – Ma a ben guardare i morsi assumono le sembianze di due militari che, mitra in mano, si accaparrano le risorse della terra». Da qui il titolo Melainvado.

«Un giorno, inaspettata, una telefonata della regista italoamencana Elena Vannoni che mi chiede di poter utilizzare l’opera grafica per promuovere una commedia sui diritti umani». Manco un istante e la proposta viene accettata an che perchè l’artista, originario di Vigo di Ton, da sempre nelle sue opere dimostra attenzione e sensibilità verso le tematiche sociali, il rispetto dell’ambiente, la giustizia. Nasce così il connubio artistico tra la regista e il grafico che sembra foriero di altre collaborazioni.

In uno scenario post apocalittico di un ristorante, alcuni attori recitano nei panni di cuochi e camerieri. Gli spettatori sono invitati a un banchetto immaginario durante il quale sette portate vengono messe in tavola dal personale dell’insolito locale. Non per saziare, ma per provocare delle riflessioni sui diritti umani attraverso la poesia. Così la mela di Marcolla sembra disegnata appositamente per illustrare i Bites, ovvero i morsi della cupidigia e della brama di potere messi in scena a Los Angeles.

È schivo Tomaso, a parlare per lui è il sito www.marcolla.it. Più che un biglietto da visita è un book per raccontare le mille sfaccettature di un artista giovane, ma che può vantare un’invidiabile serie di riconoscimenti.


 

Vignette di Tomaso Marcolla
di Stefano Ricci
Vignette è il titolo del libro che raccoglie 33 opere digitali realizzate da Tomaso Marcolla assemblando fotografia e computer grafica. Marcolla lavora principalmente come grafico e art director; il suo percorso artistico è iniziato in maniera classica con l’acquarello, per poi passare al collage fino all’uso di tecniche diverse fuse insieme. Negli ultimi anni Tomaso Marcolla ha iniziato ad esprimersi anche attraverso immagini digitali, che sono diventate il suo strumento preferito per raccontare i temi più importanti e tragici dell’attualità con il linguaggio della satira.
La sua lettura ironica della società contemporanea lancia un messaggio pacifista ed ecologista che il realismo della fotografia rende tremendamente esplicito. Uno stile così diretto funziona bene quando il fotomontaggio si limita a pochi ritocchi, in questo senso il salvadanaio a forma di porcellino è straordinario, mentre rischia di confondere quando le associazioni di immagini diventano troppe. La mia impressione è che alcune opere di Marcolla corrano questo rischio, ma nel complesso Vignette è un libro divertente e provocatorio che mi sento di consigliare. La casa editrice è Lupo Editore, e su Issuu può vedere l’anteprima delle opere.
Elmanco – Graphic 23 gennaio 2012


 

La pecora-cavolfiore e il Nord Africa in fiamme. Incuriosirsi e riflettere con le vignette di Tomaso Marcolla
Di Fabio Cappelletto
Arte, fotografia, computer grafica. Tomaso Marcolla comunica così il suo punto di vista sui vari temi d’attualità del mondo. Il risultato è una raccolta delle migliori vignette realizzate durante gli ultimi anni, che ci hanno interessato e incuriosito.
Infatti, la creatività trova nelle vignette di Marcolla una nuova applicazione, cercando di provocare una reazione delle persone sui temi d’attualità, e questo al di là della bellezza formale e dell’intuizione mentale, che comunque sono protagoniste in ogni vignetta.
Come recita la recensione ufficiale, questo libro raccoglie una selezione di 33 opere digitali dell’artista Tomaso Marcolla realizzate assemblando fotografia e computer grafica. Opere che vogliono essere testimonianza di un percorso creativo nel mondo della satira e dell’umorismo ed affrontano temi di attualità per offrire una lettura ironica su argomenti molte volte tragici. Alcune di queste vignette hanno ricevuto riconoscimenti a livello internazionale.
L’autore stesso ha raccontato a noi di SID Pills qualcosa in più su di sè e su “Vignette”.
Cominciamo conoscendo meglio Tomaso Marcolla: come nasce la sua passione per l’arte visiva? La mia passione per il disegno, la pittura e in generale l’arte visiva nasce fin da quando ero bambino. All’inizio era una rappresentazione figurativa della realtà che mi circondava, utilizzando molte tecniche e strumenti. In seguito, con una maggiore maturità, la rappresentazione della realtà si è trasformata in una visione personale, dal figurativo sono passato a visioni dove la realtà diviene pretesto per creazioni particolari.

Sappiamo che lavori come grafico presso la Provincia di Trento: come riesci a conciliare lavoro e progetti personali? L’arte è ormai divenuta una passione che impregna tutta la mia vita. Ogni momento, ogni stimolo può diventare una fonte di ispirazione, un momento creativo, un pretesto per un atto creativo. Non essendo la mia professione principale, l’arte riesce ad essere completamente libera da intenti commerciali, di guadagno economico. Mi sento libero di creare quello che l’ispirazione mi detta senza vincoli di nessun genere.
A proposito di progetti personali: “Vignette”! In quanto tempo e in che periodo le hai realizzate? Il libro “Vignette” che ho pubblicato nel 2009, raccoglie le opere digitali realizzate a cominciare dal 2004.

Un libro a forte impatto per quanto riguarda i contenuti: quali temi e valori cerchi di comunicare con queste immagini? Sono i valori che caratterizzano la mia vita quotidiana come la solidarietà, la nonviolenza, la difesa dell’ambiente ecc. che, collegandomi con l’attualità, cerco di rappresentare in un modo originale che faccia incuriosire, pensare e riflettere. Sono spesso visioni surreali, la mucca con la camicia di forza (mucca pazza), il maialino che spara proiettili (influenza suina), un incrocio tra una pecora ed un cavolfiore (OGM). Una goccia di sangue che forma la bandiera del Giappone (a ricordo dei tragici fatti che hanno colpito il Giappone).
Come nasce l’ispirazione per comunicare con provocante ironia temi spesso impegnati? Le prime vignette nascono negli anni ’90 ed erano realizzate con tecniche tradizionali, acquerello, penna, collage (mucca pazza). La tecnica si è in seguito evoluta con la diffusione del “digitale”. Cambia la tecnica di realizzazione ma l’ispirazione nasce sempre allo stesso modo. Lo spunto per realizzare una vignetta nasce da diversi stimoli. Una notizia di attualità, un problema sociale, un fatto che mi colpisce particolarmente. Molte volte la satira mi detta molti spunti. In seguito cerco di rappresentare, di far riflettere, di incuriosire, in una maniera non violenta su argomenti molte volte tragici.
Tornando a te, quale tua creazione ti ha dato le maggiori soddisfazioni? Per quanto riguarda le opere digitali la creazione che mi ha dato maggiori soddisfazioni è “Mela invado”.. La mela morsicata che ho usato come copertina del libro.
Attualmente stai portando avanti qualche altro progetto artistico? La mia attività artistica procede con diversi progetti che molte volte si alternano e si integrano tra loro. Attualmente, oltre alle opere digitali, lavoro a dei dipinti ad acrilico su tela che ho chiamato realismi. Sono visioni particolari di visi, di mani che lavorano con inquadrature in primo piano, realizzati con colori forti. SID Pills – Scuola Italiana Design 20 settembre 2011


 

www.draft.it – 22 settembre 2010

Vignette: una realtà che spesso ci sfugge nel nostro vivere quotidiano.

Abituati come siamo ad essere bombardati quotidianamente di immagini che scivolano via, ovunque il nostro sguardo si posi, e ad avere un certo tipo di approccio con esse proprio del nostro lavoro, è davvero appagante trovare immagini come quelle realizzate da Tomaso Marcolla.
Le sue “vignette” non colpiscono solo per l’originalità e l’immediatezza con cui si offrono, ma per il denso intreccio di significati che suggeriscono: impressionano lo sguardo ma soprattutto la mente.
Marcolla, diplomato all’istituto d’arte, vive e lavora come grafico nella provincia di Trento. Tuttavia le sue vignette non si propongono come opere grafiche, come un compitino fatto bene con Photoshop, ma come opere d’arte e per questo sono svincolate da quei compromessi che spesso si devono affrontare in ambito lavorativo.
Il libro di Marcolla raccoglie una selezione di 33 opere digitali che affrontano attraverso uno sguardo satirico temi d’attualità e tragedie dei nostri tempi, accompagnate da didascalie che descrivono l’intenzione dell’autore, ma le immagini vanno oltre le loro istruzioni d’uso. Gli argomenti trattati sono i più svariati, dalla guerra al razzismo, dal lavoro minorile alla violazione dei diritti umani, solo per citarne alcuni.
Ogni tema è come riassunto, spogliato da tutte le sovrastrutture e presentato come nocciolo della questione, con uno sguardo brillante e ingegnoso.
Fra le vignette del libro, visibili anche a questo indirizzo www.marcolla.it citiamo ad esempio il “Ciclo delle armi” dove missili si sostituiscono all’acqua soppiantando il circolo vitale della natura con quello di una morte perpetua dove “la guerra produce guerra”, e “Peace, war”, un ritratto immediato dell’era contemporanea in cui l’indicatore del livello di carburante non ruota più fra vuoto e pieno ma fra guerra e pace: “Manca il petrolio, manca la pace”.
Alcune di queste opere hanno ricevuto riconoscimenti a livello internazionale come la vignetta “Mela invado”, rappresentata in copertina, che ha ottenuto il primo premio nella sezione grafica dei “Best artist 2009” organizzati dal Muvac, Museo Virtuale Arte Contemporanea, e “Proiettile”, primo premio alla Biennale d’arte contemporanea di Anzio e Nettuno.
Marcolla collabora dal 2009 con la rivista d’arte online InsideArt che pubblica a cadenza quindicinale una vignetta inedita nella rubrica dal nome emblematico “Svignamocela” e suoi lavori vengono pubblicati anche nella versione cartacea del magazine, Inside Art International, distribuito in tutto il mondo.
Potete trovare il libro “Vignette”, pubblicato da Lupo Editore, in libreria, su Internet bookshop e nella libreria Aiap.
Barbara Dotti


 

UCT – Uomo Città Territorio – luglio 2010

Tomaso Marcolla, artista di impegno civile A cura di Sergio Bernardi
All’inizio del secolo nuovo ci arrivarono dei piccoli disegni per e-mail. Erano ben curati, molto originali e tutti affrontavano i problemi della nostra società: un impegno civile notevole per un giovane artista. Abbiamo creduto in lui e lo abbiamo valorizzato non solo a livello locale.

Ci parli della tua formazione artistica? La mia formazione artistica è stata classica, dopo l’Istituto d’Arte ho frequentato vari corsi, tenuti da artisti di fama internazionale, per approfondire la mia formazione. Inizialmente le tecniche che utilizzavo erano quelle tradizionali, l’acquerello, l’olio, l’acrilico ed anche i soggetti erano realizzati alla maniera degli impressionisti, ‘en plein air’. Volevo seguire il processo di esecuzione di un’opera seguendo il metodo classico per poi intraprendere un percorso personale.

Qual è la tua ultima tecnica espressiva? Diciamo che non uso solamente una tecnica ma nello stesso periodo convivono tecniche diverse che molte volte si mescolano tra loro nell’esecuzione dell’opera.

Dopo il periodo che possiamo chiamare ‘classico’ l’acquerello si mescola alla penna a sfera creando le opere di “Grafica”, l’acrilico e la fotografia creano i “Collage”. Più recente è la serie dei “Cromatismi” dove la visione tradizionale si trasforma in qualcosa di diverso, caricando il paesaggio di seduzioni e suggestioni mescolate al naturalismo dove riemergono contenuti remoti quasi dimenticati.

Nell’ultimo periodo utilizzo maggiormente la fotografia e la computer grafica con software di fotoritocco.

L’incontro con l’arte digitale è dovuto al mio lavoro nel campo della grafica. è un percorso di tipo concettuale orientato a una riflessione profonda sulle possibilità comunicative dei nuovi mezzi di elaborazione digitale. Sono opere, chiamate vignette, che parlano di guerra, inquinamento, ecc.

Cerco di creare delle opere che facciano riflettere su argomenti molte volte tragici, usando delle composizioni e degli accostamenti inusuali. Gli spunti per le mie vignette nascono da notizie di cronaca, da immagini pubblicitarie, da stimoli di natura diversa.

Oltre le vignette, quale altro mezzo, strumento utilizzi per esprimerti a livello artistico? Come dicevo, nel mio operare, convivono varie tecniche simultaneamente. Oltre alle vignette in questo periodo sto realizzando una serie di opere ad acrilico su tela. Sono i “Realismi” dove il ritorno al figurativo è contrassegnato da delle visioni particolari, visi, mani al lavoro dove la tecnica dell’acrilico assume tonalità accese, forti che sembrano gridare al mondo.


 

TRENTINO – 24 febbraio 2010
Al concorso di Marostica vincono l’opera e il messaggio di Marcolla

TRENTO. Un braccio alza una bottiglia e dalla bottiglia esce un liquido rosso. Non raggiunge una bocca, perché il fiotto si mescola in un mare che sommerge la persona (la titolare del braccio). E’ l’immagine con cui Tomaso Marcolla ha vinto, nella sezione cartoon, il 42º premio internazionale Umoristi a Marostica, la rassegna di grafica umoristica che, nell’edizione 2010 appena conclusa, ha visto in gara le opere di 235 autori di 42 nazioni. Il tema su cui penne e teste erano chiamate ad esibirsi era «Vizi», e Marcolla (trentino impegnato professionalmente nella grafica e nel web design) ha fatto centro rappresentando «l’abuso di alcol, portato all’estremo da quella mano che continua a versare, non tanto per bere, quanto addirittura per annegare». Fotografia e grafica sono combinate al computer in un’opera che di significativo ha anche il titolo, «Salute», «richiamo all’esclamazione dei brindisi – osserva Marcolla – e commento alla salute che bevendo troppo se ne va».  I lavori più apprezzati arrivati a Marostica saranno esposti al castello inferiore dal 17 aprile. Intanto, Marcolla coltiva la passione per la creazione di immagini. Fotomontaggi, collage e opere in acrilico e olio. Qualche esempio (33 per l’esattezza) è contenuto nel libro «Vignette», pubblicato nel 2009 con Lupo editore.
Fausto Da Deppo


Prefazione del libro “Vignette” Lupo editore – 2009

Questo libro è un chiaro esempio di come molto spesso dicono più le immagini che le parole.
Tomaso Marcolla ci propone le sue “Vignette”, vere e proprie opere d’arte che trasudano maestria e ingegno sin dalla prima immagine. Aprendo il libro ci si rende conto di come ognuna delle scene rappresentate costituiscano dei veri e propri romanzi, poiché ognuna di esse dà lo spunto a didascalie infinite. È così che Marcolla riproduce dei capolavori, vignette di grande impatto, in cui gli argomenti salienti fanno capolino dalle pagine e travolgono il lettore in tutta la loro complessità. Ci troviamo così a contemplare immagini di cronaca passata e presente, e in certi casi anche futura.
Osserviamo ad esempio vignette come “Tibet”, “War”, “Guerra=Morte”, per citarne solo alcune, vanno a toccare problemi fondamentali del nostro mondo, per non farci mai dimenticare che al giorno d’oggi sono ancora tante le guerre in corso, di cui spesso nessuno parla. Vignette come “Crimine”, in cui è raffigurato l’omicidio di una colomba, l’omicidio quindi della pace, devono farci riflettere su quanti strumentalizzano questa parola, e vogliono indurci a credere che la pace si ottiene solo con le armi. Mi viene facile quindi associare a questo pensiero “Eczema”, il volto di G. W. Bush ricoperto da un eczema che altro non è che un insieme di teschi. Un’altra immagine per me estremamente significativa è “Penna”, perché le parole troppo spesso feriscono più di un proiettile, e forse, così come le armi, anche per la scrittura si dovrebbe dare un patentino riservato solo ai pochi che conoscono il peso delle parole.
Non senza una punta di sarcasmo ci soffermeremo ad osservare il “Ciclo delle armi”, sulla scia del ciclo dell’acqua, che potrebbe indurci a pensare che la priorità della vita quotidiana non è più “la sorgente di vita”, l’acqua appunto, ma la violenza, l’odio, i proiettili, la guerra. E parlando di acqua non si può non citare la vignetta “Acqua…proprietà privata?”, ancora una volta viene trattato un tema molto vicino a noi, e ancora una volta un’immagine forte che nel titolo presenta un punto interrogativo che nulla ha di casuale: l’acqua si può considerare una proprietà privata? Come si può solo pensare di privatizzare un qualcosa che ci viene donato dalla natura e che soprattutto è fondamentale per l’esistenza di tutti gli esseri viventi? Sono veramente innumerevoli gli argomenti che vengono toccati da Marcolla, dalla pace alla guerra, dagli Stati Uniti d’America a Bush e a Obama, dal razzismo di ieri a quello di oggi, dal tema della salute al lavoro minorile, per citare solo quelli più toccanti.
Da donna mi sento di dover spendere una nota di merito alla vignetta “Woman” che riporta la didascalia “le mille competenze della donna”, per rimarcare ancora una volta il ruolo svolto dalla donna come madre, moglie, lavoratrice, tutto a portata di mano come lo è un portachiavi, proprio a rappresentare la semplicità con cui le donne affrontano la vita quotidiana e molte volte anche la violenza, non solo fisica, a loro riservata.
Un libro, quello di Marcolla, semplicemente entusiasmante, che coinvolgerà di sicuro il lettore.
Anna Cordella

 

Recensione del libro “Vignette” Lupo editore – 2009

C’è una sensibilità critica che appare innata nella maggior parte dei grafici. Una disponibilità all’intervento diretto nella nostra società, con i mezzi propri della professione, quelli della comunicazione cioè, che senza dubbio fa parte del patrimonio genetico del designer.
Qualche anno fa questa aspirazione ad un ruolo propositivo e non meramente narrativo ha vissuto un felice momento con la stagione che va sotto il nome di “pubblica utilità” e che si caratterizzò per una rara comunione d’interessi tra il committente, in quel caso segnatamente le amministrazioni pubbliche, e i designer. Venuto meno l’interesse della committenza o, per meglio dire, essendo completamente cambiate le modalità della comunicazione tra istituzioni e cittadinanza — ormai anche in politica la grammatica prevalente è quella pubblicitaria —, non è però diminuita l’urgenza di contribuire criticamente da parte dei designer all’interpretazione della società. Un apporto “politico” nel pieno significato etimologico del termine e che si svolge spesso oggi nella forma dell’autoproduzione e della diffusione tramite le possibilità offerte dai social network.
I lavori di Tomaso Marcolla sono un coerente esempio di questa pratica militante che cerca di dare attuazione ad una delle più ambiziose affermazioni del mestiere: il design può cambiare il mondo. O almeno può provarci.
Gianni Sinni


INSIDEART – maggio 2009

Esce il libro dell’artista trentino che combatte a suon di fotomontaggi un mondo rosicchiato
di Nadine Solano

IL POMO DELLA DISCORDIA

Il mondo è una mela rossa. Rossa come quella che fece precipitare Biancaneve in un sonno quasi mortifero, e fortuna che arrivò il principe, a schioccare quel bacio benedetto. Su entrambi i lati del pomo, segni di morsi. E i morsi sono soldati, che avanzano armati l’uno verso l’altro. Come va a finire è chiaro: la mela – cioè il mondo – rischia di scomparire se quei fucili non si fermano. L’immagine è frutto dell’estro di Tomaso Marcolla, il titolo è un gioco di parole che la dice lunga: Mela invado. Mela, me la. Con quest’opera, il quarantaquattrenne trentino ha trionfato nella sezione “grafica” dei “Best artist 2009”, evento ideato dal Muvac, Museo virtuale di arte contemporanea. Lui, che di mestiere fa proprio il grafico. Lui, cuore d’artista, che il 20 maggio esce con il suo primo libro: una summa di opere digitali realizzate assemblando fotografia e computer grafica. «Sono felice – spiega, con un candore sorprendente – di aver trovato un editore, Lupo, disposto a pubblicare il mio volume». Non è un chiacchierone, Tomaso. Non lo è mai stato. Anziché dar fiato ai polmoni, preferisce usare matita, pennelli, i programmi giusti davanti allo schermo del suo pc: «Non sono bravo a parlare, né a scrivere. Quindi mi esprimo con le immagini». E le immagini si mescolano alla satira, all’ironia, per trasmettere messaggi importanti. Raccontare quei fenomeni che intorbidiscono la realtà. Come la guerra, il lavoro minorile, i disastri ambientali. «Cerco di far riflettere anche disorientando: quando, per esempio, disegno un vasetto con dentro un cervello e sopra la scritta “in caso di necessità rompere il vetro”, il tentativo di stimolare riflessioni attraverso un canale diverso da quelli utilizzati comunemente».

Un provocatore di pensiero: così si definisce Marcolla. E ridacchia, soddisfatto della propria libertà: «Posso trasmettere ciò che voglio, perché non vivo d’arte. Vivo grazie a un altro lavoro, e questo mi permette di agire senza condizionamenti. Chi campa soltanto con le proprie opere, invece, spesso non ha la stessa indipendenza. Diciamo che deve indirizzare le idee in una direzione piuttosto che un’altra. Altrimenti, rischia di essere tagliato fuori».

Tomaso continuerà a mantenere sé stesso e la sua famiglia facendo il grafico. Ma continuerà pure a mettere in circolo il suo cuore d’artista: «Quando espongo le mie creazioni, quando qualcuno le compra, sono molto contento», dice. E poi tace.

L’AUTORE Miglior artista grafico per il Muvac

Originario di Vigo di Ton, piccolo centro in provincia di Trento, Tomaso Marcolla è nato il 25 ottobre 1964. Vive a Lavis con la famiglia e lavora come grafico alla Provincia di trento. È diplomato all’Istituto d’arte, il suo percorso creativo è partito dalle forme pittoriche più tradizionali per arrivare alla fotografia, all’acrilico, alle opere di computer grafica. Ha ottenuto una serie di riconoscimenti, fra cui il primo premio alla Biennale d’arte contemporanea di Anzio e Nettuno 2009, con l’opera Proiettile, e il primo premio nella sezione “grafica” dei “Best artist 2009” organizzati dal Muvac, con l’opera Mela invado.

Colpiti al cuore da Tomaso

Quando un artista geniale viene premiato, è meraviglioso poter festeggiare con lui: Oltretrento saluta Tomaso Marcolla, artista e creatore di nuovi mondi, interprete della nostra realtà, sensibile raccoglitore di quello che accade nel nostro, di mondo. Non potrebbe esserci modo migliore che accodarci ai festeggiamenti per la vittoria del primo premio alla Biennale d’arte di Nettuno da parte di Tomaso Marcolla, che iniziare proprio da questo artista un viaggio nell’arte trentina.

Le dolci vallate trentine non ospitano solo trasporti impeccabili e vitigni d’eccezione. Il Trentino ha un cuore ricco, che sa esportare il meglio dei suoi abitanti. È quello che è successo quando un artista trentino ha fatto breccia nel cuore del Lazio che è stato centrato, bersaglio perfetto, dalle opere di un artista brillante ed eclettico quale Tomaso Marcolla. Oltretrento è felice (con una punta di orgoglio) di iniziare la propria galleria ideale d’arte proprio da qui, dalle opere di Tomaso Marcolla.

La I Edizione di ShingLe22j, la Biennale d’Arte Contemporanea di Anzio e Nettuno nata da un’idea dell’Associazione Culturale Coriolano in partnership con la Regione Lazio, la Provincia di Roma, l’Unione delle Province Italiane, il Comune di Anzio e il Comune di Nettuno ha infatti insignito del primo premio l’opera “Proiettile” (che potete vedere qui sopra) di Tomaso Marcolla, definita: “Un proiettile per ciascuno di noi. I bossoli hanno già un destinatario, ordinatamente in fila come delle lapidi in un cimitero. Su di essi compaiono incisi i nomi più diffusi delle varie popolazioni, così da poter pensare che anche il nostro vi possa comparire. La guerra, non risparmia nessuno, i proiettili sono attratti dal proprio destinatario”.  Un’opera forte, decisa, emozionante come tutta la produzione di questo artista a tutto tondo.

Tomaso è capace di passare da uno stile all’altro senza perdere freschezza e senza rinunciare a lasciare un’impronta forte, reale ed immediata su ogni opera da lui creata. I suoi cromatismi, per iniziare, sembra emanino il fresco profumo della rugiada nelle mattine d’agosto: sono dotati di una luce ed una immediatezza incredibili, arrivano dritti agli occhi passando prima per il cuore. La stessa sensazione di pace, freschezza e serenità emana dalle sue foto, che sembrano immagini di attimi eterni, catturati in una dimensione al di là di ogni tempo e per questo validi sempre. Anche nelle foto domina il verde, il bel verde del Trentino, e l’acqua, come in un omaggio silenzioso alle naiadi e alle anguane.

La materia, invece, si sfrange e si ricompone giocando con la nostra percezione visiva nei brillanti collage di questo eclettico artista, che immerge delle immutabili istantanee di bellezze locali nel caos creativo della stella danzante che ognuno di noi si porta dentro. L’acqua è sempre presente, come materiale se non come soggetto, nel caso delle visioni, impalpabili fiori e palpiti di natura e di umanità catturati e subito lasciati andare, come le nuvole che si infrangono e sfilacciano al vento in mille arcobaleni. La natura è dea capricciosa ed ammiccante anche in opere sensuali e d’ispirazione un po’ orientale come gli stupendi papaveri alla Kenzo dei suoi naturalismi, un inno alla natura pulita, alla bellezza senza fronzoli e al colore vivo.

La maestria artistica di quest’artista rimane intatta anche quando Tomaso smette di farsi sedurre dall’ideale, dalla rêverie, dall’allure impressionista e ricade nel mondo tagliente e perfetto dell’immaginario ultracontemporaneo. La perfezione della mano di Tomaso Marcolla mi rimanda a certi scatti di Hopper, anche se in tutt’altra declinazione: quella della grafica (di cui vi mostro un’opera a me particolarmente vicina) ipermoderna che reinterpreta gli oggetti di uso comune alienandoli dalla propria dimensione e posizionandoli, come in un lussuoso set di moda, al centro del bianco puro della scena. Ed anche quando deve ideare loghi, quando deve orientarsi al mercato, sa sempre come utilizzare la sua matita da disegno e le nostre sensazioni ed aspettative.

Il mio cuore, però, rimarrà sempre legato alle vignette di Tomaso – che nome, “vignette”, per nulla adatto a definire dei lavori che entrano dritti al cuore e lasciano senza parole, perché Tomaso ha già detto tutto in una immagine ed un titolo. A mio avviso sono indimenticabili le sue vignette sulla Terra, nelle quali illustra meglio di mille forum di Davos il sistema di diseguaglianze che logora il sud del mondo. O ancora, i suoi personali bushismi, con George W. Bush che parla di guerra ed allora i suoi denti diventano proiettili oppure ancora si erge a paladino della giustizia e diventa Tex. Ogni vignetta raccoglie un mondo, che è il nostro mondo, ma visto attraverso occhi acuti, freschi, sempre puntati verso il punto centrale della questione, qualunque essa sia. Anche i temi più scottanti, più problematici, le vicende più tristi riescono a sgorgare dalla mano di Tomaso come rielaborate, sintetiche, immediate. Non per questo meno terribili, ma fino a che ci sarà Tomaso a ritrarre la realtà, allora ci sarà speranza perché, si sa, gli artisti si nutrono proprio di essa.

Tomaso Marcolla ci piace tantissimo,  qui su OltreTrento. Abbiamo voluto inaugurare con lui, con l’artista che io personalmente preferisco, una galleria personale di artisti trentini. Abbiamo a disposizione pareti vuote, nel nostro OltreTrento virtuale, da arredare con le opere che ci piacciono di più. Quale occasione migliore, per l’appunto, di quella di festeggiare un primo premio per un nostro artista? Benvenuti alla nostra vernice!

Sara


 

7 febbraio 2009 www.oltretrento.com

MUVAc – MUseo Virtuale Arte Contemporanea – presenta i primi “Best Artist” 2009 Tomaso Marcolla selezionato come migliore artista della sezione grafica con l’opera “mela invado”

La manipolazione e l’ostensione esplicite nel lavoro di Tommaso Marcolla. Come per un prodotto commerciale, un marchio registrato per un bene consumabile. O già consumato. Il mondo è in vendita e in uso, merce consumabile e in scadenza. Già guasta. L’artificio ha un meccanismo allusivo di giochi di parole dall’ironia sarcastica, di rimandi simbolici. Il peccato originale imperdonabile e irrimediabile è l’invasione, l’occupazione come un tarlo devastatore, la colonizzazione armata che fagocita, esaurisce, intacca dall’interno. Inarrestabile. Senza rimedio. Simonetta Angelini, critico d’arte

Febbraio 2009 http://muvac.mamastudios.com/


 

L’ADIGE, 31-5-2008

Arte – L’esposizione
Marcolla e Guantanamo

Da tempo Tomaso Marcolla produce idee sul tema della guerra e sui guerrafondai. Si ricorderanno le sue parodie in digitale con un Bush eczematoso e un algido Putin con le armi al posto delle pupille. Per non parlare della sua «Mela Invado», un sorta di Mela-a-mano-armata. Ora arriva un’altra bella idea e un’altra buona notizia per l’artista trentino. Si tratta di un’altra delle sue efficaci creazioni: «Guantanamo» (nella foto). L’immagine è stata selezionata al concorso internazionale di arte digitale «L’onda» indetto a Genova. Si tratta di un progetto, curato per promuovere e diffondere lo sviluppo dell’arte digitale come espressione artistica, riconosce i supporti multimediali come strumenti attivi per lo sviluppo culturale e artistico. La finalità dell’evento, che ha caratura internazionale, è quella di stimolare gli artisti ad utilizzare la tecnologia digitale in tutte le sue forme come mezzo di espressione artistica al fine di portare la conoscenza dell’arte digitale non come sapere di pochi ma quale patrimonio dell’intera società. «L’onda» si terrà dal 12 al 26 luglio 2008, nel nuovo Centro Culturale ArteinCampo in via del Campo a Genova con l’esposizione delle opere selezionate. Corona Perer


 

L’ADIGE, 10-12-2007

L’artista trentino in mostra a Torino e in un catalogo curato da Daverio
Marcolla, un mondo «prigioniero di guerra»
di Corona Perer

Autunno intenso per il trentino Tomaso Marcolla, la cui creatività ha trovato spazio in due iniziative di portata nazionale, dopo un’estate in cui è stato possibile vedere le sue opere anche in una mostra trentina, in quel di Denno, dove era allestita «Cromatismi».

Ora, per due volte consecutive è una moltiplicazione matematica a fare da leit-motiv. Prima il catalogo «13×17» curato dal critico Philippe Daverio che raccoglie mille delle 1600 formelle realizzate da un gruppo di artisti italiani rimasti fuori dalla Biennale Arte del 2005, ed ora tre opere portate a «Segni 20×20», rassegna internazionale d’arte contemporanea di Torino organizzata dal «Cenacolo Felice Casorati in Campidoglio».

L’evento inaugurato al Maneggio Chiablese della Cavallerizza Reale nel capoluogo piemontese è stata inserito nel circuito di «Contemporary» e resterà aperto fino a fine anno. Viene offerta una panoramica di oltre seicento opere di artisti delle arti visive: pittori, scultori, fotografi, videomaker, artisti dell’arte digitale. Ma perché il formato piccolo? «Perché esalta la forza espressiva del contenuto», fa sapere Marcolla. Insomma la finitezza dello spazio non è un limite, semmai amplifica la comunicativa del «segno artistico».

Le opere che Marcolla ha portato a Torino sono tre: «War» che fece da copertina ad un mensile trentino edito durante il Festival dell’economia e poi «Eczema» e «Welcome».

Giocando sul volto di Bush con i teschi o incoronando di filo spinato un extracomunitario, Marcolla sembra voler mettere in risalto il clima di guerra nel quale siamo fatalmente immersi, in un clima di generale impotenza che crea solo frustrazione.

Altrettanto per la formella scelta insieme ad altre mille per il catalogo «13 x17» curato da Daverio. Ora fa parte della collezione che è stata donata alla Fondazione della Cassa di risparmio di Bologna per il costituendo Museo della Città. Sviluppando l’equivalenza «Guerra = morte» Marcolla raffigura uno scenario di guerra grondante sangue. La formella, appunto del formato 13X17, è parte anche di una originale protesta da parte di un gruppo di artisti alla Biennale Arte del 2005. «Fu una reazione alla scarsa considerazione mostrata dall’organizzazione ufficiale nei confronti dell’arte italiana», ci racconta Marcolla.

Poiché la Biennale aveva dimostrato scarsa attenzione verso gli emergenti, un gruppo di questi pensò di fare un padiglione italiano esterno: piccolo-piccolo ma grande-grande per creatività. Infatti il tamtam fu tale che furono in molti ad aderire con un lavoro che aveva un unico vincolo: la misura 13×17. Come dire: piccola attenzione verso l’arte italiana e perciò piccola misura, piccola arte. Nel corso degli anni successivi la mostra è diventata itinerante ed ora è immortalata nel catalogo a cura di Daverio e di Blanchaert pubblicato per i tipi di Rizzoli. Non solo: è entrata nella collezione per il nuovo museo di Bologna. Un bel colpo, davvero.

Chi è Tomaso Marcolla, diplomato all’Istituto d’arte di Trento, ha lavorato come grafico e art director in agenzie di pubblicità. Attualmente impegnato nel campo della grafica, si occupa inoltre di prodotti multimediali e Web design. Il suo percorso artistico è iniziato nella maniera classica dei paesaggi eseguiti «en plein air» con i soggetti cari agli impressionisti. Successivamente la tecnica si trasforma, l’acquerello viene contaminato dall’acrilico e dal collage. Il paesaggio si carica di seduzioni e suggestioni mescolate al naturalismo dove riemergono contenuti remoti quasi dimenticati. Oggi la sua produzione è assai variegata e spazia dagli acquerelli agli oli, dalla fotografia all’acrilico, dalle vignette ai lavori grafici fino alla computer grafica.


 

L’ADIGE, 16-05-2007

L’opera dell’artista di Ton alla Triennale

Il «Bush-Tex Willer» di Marcolla a Tallin 

TON – L’opera si intitola «Terminator», e rappresenta un popolare personaggio dei fumetti, Tex Willer, con il volto di George Bush. Un disegno a penna, poi digitalizzato al computer, di cui è autore Tomaso Marcolla, artista di Ton, e che sarà esposto alla fase finale della 14ª edizione della «Triennale di Tallin» (Estonia). Alla triennale partecipavano infatti 514 artisti, e dopo ampia scrematura ne sono rimasti in corsa 99, che esporranno le proprie opera dal 17 ottobre al 27 novembre, al Kumu Art Museum. Tra questi appunto Tomaso Marcolla, il solo italiano presente all’ampia e prestigiosa vernice estone, che aveva per tema «Political and poetical». Della giuria facevano parte Richard Anderton (University of the West of England, Bristol), Arunas Gelunas (Vilnius Academy of Fine Arts, Lithuania), Anders Härm (Tallinn Art Academy, Estonia), Eha Komissarov (Kumu Art Museum, Estonia), Cecilia Mandrile (artista, Argentina); Teemu Mäki (artista, Finlandia), Lilijana Stepan (The International Centre of Graphic Arts, Slovenia).


 

L’ADIGE, 20-01-2007

L’opera dell’artista trentino ad una mostra internazionale
Marcolla e la mela a mano armata

Sulle prime fa venire in mente Magritte. L’idea – meno metafisica ma amaramente vera – è però originale. «Mela invado» (nella foto) del trentino Tommaso Marcolla è una mela… a mano armata. È il modo con il quale un vivace web-editor che lavora in Provincia, a Trento, e coltiva l’amore per l’arte, dice qualcosa di significativo sulla irrimediabile tendenza che porta l’uomo del terzo millennio verso la violenza, la sopraffazione, malgrado abbia tutto per essere felice: il dominio della scienza e della tecnica, naturalmente, e ancora benessere e progresso, risorse cattedrali del pensiero e della musica. E invece fa la guerra, l’homo sapiens. Questa piccola mela i cui colori spaziano tra il rosso del sangue e il vinaccia, ce lo ricorda. «Con la guerra, le armi, riusciamo a distruggere la terra, con vari pretesti invadiamo altri territori. Ci giustifichiamo con la scusa di esportare pace e democrazia», dice Marcolla che con la sua mela è arrivato tra i 30 artisti selezionati (su 309, di 42 Paesi). Da una settimana espongono a Trieste, alla mostra che conclude il concorso internazionale «The brain project 2006». La coordinatrice dell’iniziativa Annamaria Castellan, spiega che lo scopo era riuscire a realizzare una panoramica sul «come» e sul «dove»: come si crea e dove si indirizza oggi l’arte digitale. Una forma espressiva che contamina e espande le potenzialità della pittura, della fotografia e del graphic design. Marcolla ci racconta che il tema da sviluppare per tutti i concorrenti era «Confini/ Borders». Tecniche fotografiche sospese tra il fotoritocco e la pittura digitale hanno prodotto opere a tema, a metà tra l’evocativo e l’immaginifico, fino al surreale, alla critica sociale e all’ironia. Tommaso Marcolla ha puntato sulla mela «mezza mangiata» e «molto contaminata» (da un sinistro fucile). Emerge nella sua originale scelta un passato trascorso nel mondo della pubblicità. Diplomato all’Istituto d’Arte di Trento, Marcolla ha lavorato come grafico e art director prima di approdare in Provincia, dove cura la grafica di pubblicazioni e stampati, si occupa di multimedialità e web design. Ha esposto in collettive e allestito personali (il Mart lo aveva selezionato per il concorso di idee per Arte Sella ‘98, «Progetto dei Progetti»). La sua mela “no-war” è esposta ora alla Biblioteca Statale di Trieste dove la mostra con le trenta migliori opere del Concorso Brain-project rimarrà aperta fino al 10 febbraio. All’inaugurazione c’era anche il presidente della giuria che ha selezionato le opere, Edward Zajec, considerato un’autorità mondiale nel campo dell’arte digitale (sue opere sono state esposte in importanti musei, quali il Museo d’arte Moderna di New York e il Centre Pompidou di Parigi).
Corona Perer


 

Intervista di Denise Cattani pubblicata sul sito “from art to digital” il blog dedicato all’arte e alla cultura digitale
18 aprile 2006
Intervista a Tomaso Marcolla
Dopo la partecipazione ad Hype Gallery di Milano, il grafico ed artista trentino Tomaso Marcolla è stato invitato a partecipare ad Hype Gallery di Amsterdam (8-29 aprile) con “Help-aiuto (mela invado)”, un vignetta sul tema della guerra realizzata attraverso il computer.
Tomaso Marcolla non è propriamente un artista “digitale”. È più esatto considerarlo come un artista versatile, che parte da un’ assoluta padronanza del disegno e delle tecniche artistiche tradizionali, per spingersi poi oltre, in una continua ricerca di materiali e mezzi diversi. Tra questi due poli, tradizione e sperimentazione, prende vita tutta la sua variegata produzione artistica che spazia dagli acquerelli agli oli, dalla fotografia all’acrilico, dalle vignette ai lavori grafici.
La presentazione del suo nuovo lavoro “digitale” mi ha dato comunque l’occasione di parlare con lui della sua arte e, parallelamente, di presentare Hype Gallery, il progetto europeo promosso da HP (Hewlett-Packard) con lo scopo di offrire a creativi ed artisti una galleria aperta per esporre i propri lavori. Unico vincolo imposto dallo sponsor: il titolo dell’opera deve contenere le lettere H e P…..
Dopo la tappa di Milano del novembre scorso ora stai partecipando anche ad Hype Gallery di Amsterdam. Puoi parlarci dell’evento? Hype Gallery è un nuovo concetto di esposizione dove le opere, inviate dagli artisti su supporto digitale CD, vengono stampate su grande formato ed esposte nella galleria che, in questo modo, si aggiorna continuamente. I lavori vengono inoltre pubblicati on-line. Sono venuto a conoscenza di questa manifestazione perché invitato ad esporre presso Hype Gallery di Milano nel novembre 2005. In seguito sono rimasto in contatto con l’organizzazione che mi ha invitato anche ad Amsterdam. In futuro è prevista una esposizione a Berlino dove penso di partecipare. Non vi sono vincoli né temi per cui si è totalmente liberi nella realizzazione. Penso sia un’opportunità importante per chi, come me, crea in modo libero senza imposizioni (galleristi) e senza necessità di creare per vendere e questo mi permette una assoluta libertà.
Ad Amsterdam presenti una vignetta di computer grafica intitolata Help – aiuto (mela invado). Puoi presentarci il lavoro?
Molte delle vignette che realizzo affrontano il tema della guerra, l’inquinamento, la disparità tra nord e sud del mondo. In questo caso ho voluto dare risalto al tema della guerra. Una mela che rappresenta il mondo con i suoi diversi continenti viene consumata/mangiata dai due lati. Due figure contrapposte di soldati la “invadono”,  la consumano e, piano piano, la distruggeranno completamente. Ho iniziato realizzando la foto digitale di una mela e poi un’ altra della stessa mela morsicata ai due lati. In seguito ho lavorato a computer con i programmi di fotoritocco, creando un fotomontaggio delle due immagini e sovrapponendo le sagome di due soldati.
Anche a Milano avevi presentato una vignetta (realizzata però a penna) che riprendeva il tema della guerra: i due lavori si pongono sulla stessa linea o hanno preso vita da spunti differenti?
Gli spunti da cui parto per realizzare una vignetta sono molteplici. Raramente accetto di creare qualcosa su commissione perché preferisco seguire gli stimoli che nascono spontaneamente. Forse è il periodo in cui viviamo, con continue immagini e notizie di guerra, a stimolare la mia fantasia e ad offrirmi molteplici spunti. Le tecniche che utilizzo dipendono sempre dall’effetto che voglio ottenere. A Milano avevo presentato un disegno realizzato a penna che poi avevo digitalizzato con lo scanner ed inviato alla galleria su CD. Raffigurava il presidente Bush mentre parlava e i suoi denti erano formati da tante bombe.
Sei un artista molto versatile, che ama confrontarsi con diversi generi artistici tradizionali. Anche se, come grafico, sarai tutti i giorni a stretto contatto con le tecnologie digitali. Cosa pensi dell’arte digitale? È una forma d’arte che ami o che consideri secondaria nella tua attività?
Considero l’arte digitale come una forma d’arte diversa, con delle possibilità comunicative peculiari  rispetto alle forme d’arte più tradizionali. La scelta del mezzo infatti dipende sempre da “come” e “cosa” voglio comunicare. Cerco di tenermi aggiornato sulle novità nel campo delle tecnologie sia come grafico che come artista. Nel mondo digitale, infatti, lo spazio lasciato al mezzo (computer e software) spesso agevola la creazione, mettendo a disposizione una gran varietà di strumenti e soluzioni. Resto comunque sempre affezionato alle tecniche tradizionali (acquerello, acrilico, olio, collage) che amo sperimentare e che, a differenza del computer, offrono un contatto diretto con l’opera.


 

CORRIERE DEL TRENTINO, 10 gennaio2006

«Naturalismi» di Tomaso Marcolla è l’immagine della tessera dei bancari
Un quadro trentino per il 2006 della Fabi

TRENTO – La Fabi (Federazione autonoma bancari italiani) ha acquistato dal pittore trentino Tomaso Marcolla un quadro della serie «Naturalismi» e l’ha collocato nella sede della segreteria nazionale di Roma, in via Tevere 46. Soprattutto l’immagine del quadro è stata stampata sulla tessera sociale 2006 della Fabi: si trova in oltre 90mila portafogli degli iscritti all’organizzazione. Tomaso Marcolla, diplomato all’Istituto d’Arte di Trento, ha lavorato come grafico e art director in agenzie di pubblicità, ha esposto in numerose collettive e allestito personali in diverse gallerie e spazi pubblici, partecipando con successo a numerosi premi e selezioni. Progetto dei Progetti per il Mart di Rovereto, ha presentato il calendario 1998 al X Salone del Libro di Torino; una sua opera fa parte della DiArt, collezione permanente di arte religiosa contemporanea di Trapani; è stato selezionato per l’inserimento nell’Italian Artists’ Annual 2004, catalogo di artisti pubblicato in Australia – formula unica nel suo genere, che nasce con l’intento di promuovere una selezione di artisti italiani nelle città dell’Australia e del Sud Est Asiatico. Nel 2005 sono stati presentati una sua opera e un testo critico sull’edizione internazionale delle riviste Berliner Kunst Magazine e del NY Artsmagazine (di cui 3000 copie sono state distribuite all’Armory Art Fair 2005, la più grande fiera d’arte dell’anno a New York).
Maria Ida Clementel


 

Intervista di Francesca Conte pubblicata sul webmagazine “I-web” di Rai International Luglio 2005

D: Quali tecniche preferisci per esprimere la tua arte? R: Mi piace sperimentare, usare e mescolare tecniche anche contrastanti fino a stravolgere l’uso tradizionale dei colori. Uso la fotografia per poi dipingere con gli acrilici e creare collage particolari, la china per disegnare vignette o il computer per elaborare immagini. Non importa la tecnica quanto riuscire a comunicare, emozionare.

D: Quali sono le tue principali fonti di ispirazione? R: La natura, un colore, un manifesto pubblicitario, una mostra, un particolare di un’opera famosa, qualsiasi stimolo visivo che provoca emozione può essere occasione per creare un dipinto, una vignetta o per assemblare materiali diversi.

D: Quanto spazio è dato in Italia all’arte, noti delle differenze rispetto agli altri paesi? R: Al di fuori dei circuiti classici vi è poco spazio per l’arte e gli artisti. In altri stati si propone l’arte al di fuori degli spazi tradizionali come gallerie e musei; questo potrebbe essere un aspetto da sviluppare anche in Italia.

D: Che tipo di eventi vorresti fosse maggiormente promosso nel nostro paese? R: Più che promuovere un evento, cercherei di favorire lo scambio di esperienze tra gli artisti di nazioni diverse. Il confronto, lo scambio di esperienze e di culture diverse crea notevole entusiasmo artistico-culturale.


 

NY Artsmagazine, March/April 2005

Tomaso Marcolla www.marcolla.it

Il percorso artistico di Tomaso Marcolla, iniziato con la grafica, lo ha portato negli ultimi anni a confrontarsi con nuovi mezzi di espressione pittorica. Dal colore dirompente dell’olio, alle sfumature degli acquerelli, all’assemblaggio di materiali diversi, fotografia ed acrilico, fino all’uso dell’acquerello abbinato alla penna a sfera. Un percorso che sembra confrontarsi con la tradizione, nella ricerca di moduli nuovi e nuove conferme, in una costante e multiforme ricerca che sarebbe arduo arginarne lo “stile” entro facili schemi. È forse questa una delle particolarità essenziali di una attività artistica che sa adattarsi alle più svariate motivazioni senza mai perdere in originalità.


 

NOS MAGAZINE, febbraio 2005

Tomaso Marcolla
di Denise Cattani

In un epoca come quella contemporanea in cui anche il panorama artistico è fortemente influenzato dalla diffusione di computer, video e nuovi media fa una strana impressione trovarsi di fronte ad un’artista che possiede una così straordinaria padronanza del disegno e delle tecniche artistiche tradizionali.

Tomaso Marcolla, originario di Vigo di Ton, grafico di professione ed artista per passione, ama confrontarsi con la tradizione sperimentando tuttavia le infinite possibilità derivanti dall’uso di materiali e tecniche diverse. Il suo sito, www.marcolla.it, raccoglie la sua variegata produzione artistica che spazia dagli acquerelli agli oli, dalla fotografia all’acrilico, dalle vignette ai lavori grafici.

“Attualmente” ci spiega “sto lavorando alla realizzazione di collages con l’acrilico. Parto da una fotografia scelta casualmente, la elaboro, la incollo e dipingo, a seconda delle sensazioni che mi trasmette al momento.

Marcolla è una persona schiva e riservata che è riuscita a ritagliarsi il proprio successo pur tenendosi ai margini del “sistema” dell’arte. “Per me dipingere è una passione” spiega “voglio essere libero di realizzare quello che sento. Se poi piace anche agli altri sono contento ma non amo dipingere su commissione”.

Nell’anno appena trascorso ha ottenuto diversi riconoscimenti: alcune sue opere grafiche realizzate su carta con penna ed acquerello sono state scelte per essere inserite nell’Italian Artists’ Annual 2004, una pubblicazione nata per promuovere in Australia e nel sud est asiatico una selezione di artisti italiani. È stato inoltre scelto dalla Word Art Media (un’agenzia mediatica di New York) per pubblicare una sua recensione nell’edizione internazionale del “NY Artsmagazine” e del “Beriner Kunst Magazine”. E a breve, nel mese di marzo, verrà anche pubblicata una sua intervista sul sito www.italica.rai.it di Rai International.

Come ti sei avvicinato al mondo dell’arte? Fin da piccolo ho sempre nutrito una grande passione per il disegno e la pittura e così ho deciso di frequentare la scuola d’arte. Una volta terminati gli studi ho cominciato a lavorare come grafico e art director in agenzie di pubblicità. Parallelamente ho continuato a coltivare la mia passione per l’arte.

Quando è iniziata la tua carriera artistica? Ho iniziato ad esporre nel 1986, prima soprattutto in ambito locale. Poi ho partecipato ad alcuni concorsi e, visto il riscontro positivo, ho continuato. Ho esposto in numerose collettive e personali e ho partecipato con successo a numerosi premi.

Cosa pensi del panorama artistico contemporaneo? Mi piace tenermi informato su quello che accade. Per questo viaggio spesso, a volte anche all’estero, per visitare mostre e cercare nuovi stimoli. Sono incuriosito anche se a volte rimango perplesso di fronte a quello che vedo.

C’è qualche artista che ti piace particolarmente? Se andiamo indietro nel tempo sicuramente Caravaggio.


 

L’ADIGE, 11-01-2005

L’artista trentino sul sito dell´Artsmagazine americano, con platea «mondiale» Marcolla, arte «virtuale» a N. Y.

Il pittore trentino Tomaso Marcolla è stato invitato dalla Word Art Media, un’agenzia mediatica con sede a New York che opera a livello internazionale, a pubblicare nell’edizione internazionale del “NY Artsmagazine” e del “Berliner Kunst Magazine” una sua opera ed un testo di presentazione. Inoltre, il suo sito internet, (www.marcolla.it) sarà inserito per un anno intero, attraverso un link, nel sito del “New York Artsmagazine”. Nel testo pubblicato, si afferma che «Il percorso artistico di Tomaso Marcolla, iniziato con la grafica, lo ha portato negli ultimi anni a confrontarsi con nuovi mezzi di espressione pittorica. Dal colore dirompente dell´olio, alle sfumature degli acquerelli, all´assemblaggio di materiali diversi, fotografia ed acrilico, fino all´uso dell´acquerello abbinato alla penna a sfera. Un percorso che sembra confrontarsi con la tradizione, nella ricerca di moduli nuovi e nuove conferme, in una costante e multiforme ricerca che sarebbe arduo arginarne lo “stile” entro facili schemi. È forse questa una delle particolarità essenziali di una attività artistica che sa adattarsi alle più svariate motivazioni senza mai perdere in originalità». L´opera pubblicata è «Collage n. 25». un acrilico e collage su tavola del 2001. Per saperne di più: www.nyartsmagazine.com.


 

TRENTINO, 22-10-2003

LA MOSTRA Marcolla, fascino del frammento di Fiorenzo Degasperi

Vent’anni fa si chiamava ritorno al privato. Oggi, nel campo artistico, si potrebbe coniare il termine “ritorno al frammento”.
È la riflessione dopo aver visitato la mostra di Tomaso Marcolla alla Galleria d’arte Fogolino di Trento, aperta fino al 24 ottobre con il titolo “Veicoli di senso”. Solo acquerelli. D’altra parte l’artista di Vigo di Ton ci ha da molti anni abituati a questa tecnica particolare, quanto ormai in via d’estinzione. Dolci e delicate stesure, quasi velate, altre volte ispessite, dimostrano come l’acqua e un tocco di colore sappiano creare stati d’animo, riflessioni e meditazioni. Sospendere poi il frammento nello spazio, come se nascesse da solo, isolato, per autoproduzione, cellula autogenerantesi, è una modalità voluta e precisa di collocare al di là del tempo il soggetto stesso. Lo avevamo apprezzato in un altro artista di “montagna”: Gianluigi Rocca, scandagliatore del microcosmo della vita quotidiana alpina. Lo apprezziamo oggi in Tomaso Marcolla perché l’arte, al di là dei massimi teorici della contemporaneità, se non sa suscitare atmosfere e sensazioni, catturare la fantasia o farla nascere al cospetto del lavoro, allora non fa parte di quell’umanità che spera ancora, per mezzo dell’arte, di far cantare la carta, il colore, il pennello, l’azione, il gesto, la forma e i volumi.

Rispetto ai freddi sperimentalismi registriamo la presenza in questi lavori di un senso dal forte spessore. Uno spessore riempito di memoria appunto, di ricordi, di sogni, di un tempo che non passa mai perché non vogliamo farlo passare, affinché la donna con la falce si allontani sempre più dall’oggi per spostarla in un futuro senza fine.

Una scarpa rovesciata, slacciata. Una moka, un tegame, bicchieri azzurri – quelli da osteria, che si potevano sbattere sul tavolo senza che si rompessero, muti testimoni di giochi d’azzardo che riempivano la giornata -, uno straccio a scacchi rossi e bianchi, un melograno simbolo di quella fertilità che non vuol essere altro che passione ed emozione. E ancora tanti altri piccoli oggetti d’uso quotidiano, che nascono e muoiono nello spazio di un foglio bianco, delicatamente accennati dalla penna, plasmati dall’acquerello. Però fanno ricordare, fanno giocare la mente. Perché sono metafore di una natura tutt’altro che morta. Accumulatori di senso li chiama Zimarino, in grado di tirar fuori dall’osservatore, secondo il proprio specifico e individuale universo, un senso. Il senso stesso dell’esistenza.


 

L’ADIGE, 9-10-2003

Disegni a biro e acquerello, oggetti d’uso comune, ma non è solo tecnica raffinata Marcolla, il quotidiano non è banale
Alla galleria Fogolino di Trento, un realismo di sentimenti

Uno scarpone da montagna, una caffettiera da pulire, un canovaccio spiegazzato, un paio di jeans sgualciti, mezza zucca. Siamo alla galleria Fogolino o siamo a casa di qualcuno? Tutte e due le cose. Nella galleria di via S. Trinità siamo magicamente entrati in casa dell’artista Tomaso Marcolla. Gli oggetti quotidiani che ci scorrono davanti hanno in sé un qualcosa che c’impedisce di gettarli nel contenitore delle banalità.

Si tratta di una ventina di lavori grafici realizzati con l’acquerello e la penna biro. La tentazione di appiccicarvi il naso per analizzarne la tecnica esecutiva è forte. Sono riprese perfette e minuziose dove il preciso e leggero segno dell’inchiostro si sposa magnificamente con la leggerezza dei colori. Ma a questo punto subentra la magia. Ed ecco che lo scarpone usato diventa uno scarpone che sa di montagna e dei bei ricordi legati ad essa; la caffettiera diventa lo strumento che addolcisce il risveglio mattutino; i bicchieri da tavola riportano al rito quotidiano del pasto. Perché Marcolla offre alla vista del pubblico dei frammenti della propria quotidianità? L’artista ci dona il suo mondo, insegnandoci che in fondo, è lo stesso che ci appartiene. Senza sotterfugi patetici, queste immagini entrano dirette nella nostra sfera personale, andando a scuotere i ricordi e le emozioni che giacciono in quell’angolo appartato della nostra memoria. Da troppo tempo l’arte contemporanea usa altri mezzi per destare in noi la curiosità (soprattutto intellettuale), ma colpirci con l’arma della più schietta dolcezza succede raramente. Accogliamo dunque l’abbraccio fraterno di Tomaso Marcolla, consapevoli che anche i più semplici oggetti che ci stanno attorno sono contenitori delle nostre affettività. Marco Tomasini


 

Impressioni di un visitatore
Celestino Castagna – 1 ottobre 2003

L’arte dei nostri giorni, non solo figurativa, offre il fianco, in molte occasioni, ad una grande difficoltà di comprensione. La stragrande maggioranza del pubblico che visita una mostra o ascolta un concerto di musica contemporanea, non possiede una sufficiente preparazione tecnica e culturale per cogliere pienamente il significato e il valore delle opere che gli sono proposte. Si affida al sofisticato commento del critico, alla popolarità o all’eccentricità dell’artista, o, istintivamente, ad una valutazione che privilegia gli aspetti “decorativi” su un’analisi introspettiva. Nei casi più estremi rimane sconcertato, magari con la sensazione di una presa in giro, o mugugnando frasi sarcastiche del tipo: “questo poteva averlo fatto anche il mio bambino all’asilo!”.

Ma non sempre è così. Nel variegato assortimento di stili, correnti e tendenze che offre l’arte moderna, gli “iperrealisti” puntano alla massima chiarezza espositiva e allo sfoggio di una raffinata maestria tecnica.       In quest’ottica si può senz’altro collocare la mostra dell’artista Tomaso Marcolla, allestita in questi giorni alla Galleria Fogolino. Sono raffigurati semplici oggetti che ci accompagnano nella vita quotidiana come un guanto da lavoro, uno scolapasta, un paio di jeans, un bruschino o frutti della terra e del lavoro contadino come un grappolo d’uva, un cavolo, una zucca. Ci appaiono talmente “reali” che si rimane davvero stupefatti dalla grande abilità del disegno e della resa cromatica. Prendiamo ad esempio la moka del caffè: un delicato e sapiente impasto di colori, rende alla perfezione la lieve lucentezza del metallo patinato dall’uso e dal tempo. E poi le serie dei bicchieri con tutte le sfumature e i giochi di riflessi e trasparenze, in un “rilassante” monocromatismo azzurro. O ancora il senso “quasi tattile” nel guanto da lavoro, in quel volume tratteggiato dal tratto scuro di pieghe e cuciture.

A questo punto però, si potrebbe obiettare che tale “progetto”, pur evidenziando un grande virtuosismo e pur rappresentando la migliore garanzia di autenticità e bontà artistica anche per il visitatore più sprovveduto, di cui accennavo all’inizio, sia invece debole sul piano espressivo, in quanto riproduzione “fotografica” della realtà, una sorta di manierismo schematico e accademico. Ma io credo che nei dipinti di Marcolla vi siano degli elementi che sovvertono questa ipotesi.

Fattori cioè che spingono oltre la realtà e conducono lo spettatore, più o meno inconsciamente, ad un preciso e coerente percorso interiore. Ad esempio tutti gli oggetti rappresentati sono privi di sfondo, sono cioè “decontestualizzati”. Solo un’ombra sfumata resa nei toni dell’azzurro (colore che invoca tranquillità d’animo) da loro corpo e spazialità. Tutt’intorno è bianco, assenza. Mi viene in mente un celebre esempio musicale a tal riguardo: l’ouverture del Don Giovanni di Mozart: i grandi accordi iniziali, scanditi da tutta l’orchestra,       sono seguiti da una pausa a cui partecipano solo alcune sezioni di strumenti, mentre quelli di registro grave proseguono il suono. Si ottiene così un effetto particolarissimo, “formidabile energia nascosta” (Albert), “come se in quel vuoto l’orecchio interno facesse ulteriormente risuonare l’appello testè udito (…)” (M.Mila).

L’assenza è funzionale quindi ad evidenziare l’oggetto nella sua essenza, lasciando libero lo spettatore da interferenze ambientali e invitandolo ad una ricerca personale di sensazioni ed evocazioni, che affondano nella memoria emotiva e nel ricordo di ciascuno.

Un ulteriore elemento che accomuna le opere di Marcolla, con l’eccezione della serie dei bicchieri, è una sorta di “non verginità”, a qualcosa cioè che è passato intorno e ha lasciato il segno. Ad un’azione non espressamente rappresentata ma implicita ed evidente: la pannocchia sgranocchiata, il guanto consunto, i segni di insetti su cavolo e foglia, le piccole tacche sulla moka, scomposta nelle sue tre parti, con i fondi del caffè che fuoriescono, i lacci sfilacciati dello scarpone, i semi caduti dalla zucca. Anche qui l’effetto è di estendere la nostra percezione oltre l’immagine statica dell’oggetto, di percepire un passaggio e una storia che sono accaduti e che hanno lasciato un segno.

Nella serie dei bicchieri sembra invece venir fuori il bisogno di una ricerca di armonia di tipo geometrico, quindi più astratta, evidenziata dal monocromatismo e dalla “verginità” dell’oggetto (i bicchieri sono vuoti e puliti). Forse una sorta di “estensione” ed elaborazione (attraverso oggetti reali) di semplici linee rette.


 

“Veicoli di senso” Antonio Zimarino – 20 agosto 2003

Se è vero che in un’epoca come la nostra sia assurdo parlare di categorie e principi secondo cui “arte” sia questo o quest’altro, che sia pittura o scultura, video o installazione, è pur vero che per chi ama l’arte e la frequenta, non è facile orientarsi entro la fenomenologia del contemporaneo a causa delle tante proposte e delle tante variabili che il presente offre. Il che può essere alternativamente un bene o un male, perché grazie (o a causa) dell’enorme numero di proposte e dell’incertezza, siamo nuovamente chiamati come osservatori, a dire la nostra, a scegliere cosa per noi abbia senso in questo enorme proliferare di immagini e di parole, di riviste e mostre, dove tutto sarebbe straordinario ed epocale. Nelle epoche di incertezza siamo chiamati a scegliere, a preferire, a giudicare e quindi, ad osservare e comprendere. Questa condizione, in arte, non può che essere un gran bene, se impariamo a viverla senza farci schiavizzare dall’immaginario che trend, mercati, riviste, mostre e gallerismi “a la pàge” ci confezionano per le proprie ragioni imprenditoriali.

Credo sia necessario questo “incipit” per introdurre le nostre riflessioni sui lavori di Marcolla, innanzitutto per puntualizzare il rapporto di distanza che essi hanno con gli stereotipi mercantili predicati da molta presunta ricerca artistica contemporanea e per far comprendere quanto invece essi siano intimamente “contemporanei”, nella direzione delle più autentiche “ricerche di senso” di questo tempo.

Sono opere fuori da tutti i romanticismi interpretativi, dagli espressionismi d’effetto, che catturano lo sguardo e spingono ad indugiare dentro i particolari a causa della loro “esagerata” realtà. Si resta certamente impressionati dalla precisione, dalla cura, dall’attenzione del segno, del tratto ma tutta questa tecnica grafica appare finalizzata a ben altre intenzioni che appartengono alla sfera della memoria, alla sfera del “tempo” interiore.

Memoria e tempo interiore sono contemporaneamente, presente, accaduto e possibilità di accadimento e questa coincidenza delle dimensioni spaziotemporali può darsi solo nell’anima e nell’interiorità, nella coscienza dell’uomo. Allora se Marcolla sembra impiegare un tempo e un attenzione esageratamente esatta su oggetti apparentemente desueti o banali, in realtà sta cercando di riprodurre non tanto un oggetto ma di ricrearne un nuovo tipo (che sia immagine di quello reale, ma) trasfigurato dal filtro della propria esperienza. Limitarsi a fotografare sarebbe banale, ma è il ripercorrere intimamente le ombre, le pieghe, le consunzioni, le luci, le muffe, che consente quell’operazione di “appropriazione” e assimilazione dell’oggetto al proprio universo interiore, alla propria anima e al proprio universo di senso. È il tempo esageratamente lento di una esecuzione permette all’artista di trasferire la propria dimensione interiore in ciò che rappresenta … ma è anche vero che solo un tempo lungo di osservazione permette all’osservatore la partecipazione e il superamento dell’approccio meramente visuale ed artificiale della tecnica. L’emotività e l’istintualità pur appartenendoci, sono momentanee e velocemente trascorrenti e ci caratterizzano, certo, ma essendo legate al tempo transitorio, non ci permettono di afferrare la permanenza, la memoria, ciò che nel tempo resta di noi e del nostro universo di relazione.

La metafora si fa sempre più intrigante: allora forse tutti quegli oggetti che ci transitano davanti, che gestiamo casualmente, che manipoliamo, gettiamo, mangiamo, usiamo, (bicchieri, scarponi, spazzole, verze, camicie ecc.) forse non sono “cose” ma “veicoli di senso”, ovvero elementi che permettono l’innesco della dimensione d’anima, l’ingresso in una percezione del reale non casuale, ma animata dalla possibilità di capire, di ricordare, di immaginare. Non è semplicemente la “réverie” proustiana, malinconica e patetica, nemmeno espressionismo vangoghiano (ricordate il paio di zoccoli?) non è la serialità della pop art che nullifica amaramente il senso delle cose, non è nemmeno l’immanentismo monolitico del recentissimo “post-human”.

Questi lavori di Marcolla appartengono alla categoria più attuale del dipingere e del fare arte: un arte che riceve la sua identità dalla ricerca etica dell’artista, un’arte che nasce da ciò che la persona è e non da quello che dichiara di voler essere o vorrebbe essere. È un approccio al fare artistico che non fa risiedere tanto nel “ciò che si fa”, la novità della propria proposta, ma piuttosto nel “ciò che si è”, pertanto il valore dell’opera non è tanto nella novità vera o supposta dei suoi elementi visivi, ma nella capacità di comunicare l’autenticità di ciò che è. Questa dimensione etica del fare arte non ha definite categorie formali, non ha schemi, non è video, non è pittura, non è scultura, non è installazione: è piuttosto frutto autentico del vivere e del percepire, dell’interpretare e dell’essere.

Per questo intende anche liberare l’osservatore dalle categorie entro cui si finisce per chiudere l’arte, suggerendogli (grazie all’indeterminatezza del proprio statuto semantico, in quanto sono lavori anti retorici, che non dichiarano, non sostengono, non affermano, non concettualizzano, non teorizzano, non esaltano e non distruggono, ma si danno a chi osserva con la stessa casualità di chi le ha osservate) di mettere in moto il proprio universo di senso per leggerle. Hanno della contemporaneità, il gusto indubbio del “reale” e il desiderio di ricostruire il senso di esso, leggendolo attraverso lo straniamento temporale e il significato che esso gli permette di accumulare, e che è in grado di ritrasmettere.

Mi piace vedere queste immagini come appunto, “accumulatori” di senso, in grado di tirar fuori dall’osservatore la memoria e la possibilità interpretativa, secondo il proprio specifico e individuale universo. Sono appartenuti all’universo di senso del loro autore, ma sanno appartenere anche al nostro, così, isolati nella loro monumentale chiarezza. Hanno generato l’interesse di chi le ha dipinte, muovono l’interesse di chi le guarda, così, per statuto proprio, dandosi con la stessa semplice modestia della loro naturale funzione esistenziale.

Mi piace questa discrezione di un arte che è, più che darsi o dichiarare di essere: rispetta chi guarda, lo coinvolge e lo cattura con la tecnica, lo eleva con il senso, non facendo percepire il passaggio tra il dato formale e quello significativo. Diciamo dunque che questa via di ricerca può essere estremamente interessante in possibili sviluppi a condizione che sappia restare profondamente etica ed autentica nell’anima dell’artista. Per il momento ci sia di piacere sottile, lasciare che il gioco dell’immaginare rinasca liberamente in noi.


 

COMUNICHIAMO – Dicembre 2002
APPUNTAMENTO CON L’ARTE Intervista a Tomaso Marcolla

Sembran veri!

Il talento, la tecnica e l’espressività di un artista che ha fatto della pittura, sua grandissima passione, occasione di crescita e di arricchimento personale. di Dina Fedrizzi

Come hai scoperto di avere questa grande passione per la pittura? Fin da bambino ho avuto la passione per il disegno e la pittura. Mi ricordo che da piccolo disegnavo molto, dipingevo bottiglie decorandole con fiori, animali e tutto quello che mi veniva in mente; alcune le conservo ancora come ricordo. Finite le scuole medie ho scelto di frequentare l’Istituto d’Arte per imparare e approfondire le tecniche artistiche. Una volta diplomato ho lavorato come grafico in alcune agenzie di pubblicità, trasformando così la mia passione per il disegno in lavoro.

Nei tuoi quadri notiamo in prevalenza l’utilizzo della tecnica ad acquerello, come mai questa scelta. L’acquerello è una tecnica molto bella con la quale si possono ottenere       sfumature, trasparenze ed effetti particolari, impossibili da ottenere altrimenti. È una tecnica però molto difficile, non       concede ripensamenti. Mentre con l’olio o con l’acrilico è possibile cancellare gli eventuali errori dipingendovi sopra, con l’acquerello una volta sbagliato non è possibile correggere. Ho cominciato a dipingere paesaggi con l’uso dell’acquerello perché si riescono a ottenere le varie atmosfere del paesaggio, come le foschie, le nebbie autunnali e la morbidezza della luce. È la tecnica che preferisco e oltre alle opere figurative, paesaggi, fiori ecc. l’ho anche usata per quadri astratti ottenendo dei risultati interessanti. Due di questi quadri li ho esposti alla 6ˆ mostra mercato d’arte Contemporanea di Vicenza. Ho anche sperimentato l’uso dell’acquerello abbinato alla penna a sfera. Con questa tecnica ho realizzato una serie di disegni ritraendo oggetti della vita quotidiana, un vecchio scarpone, un guanto da lavoro, una pannocchia, ecc. In questo periodo invece utilizzo la tecnica dell’acrilico. Creo dei collage con fotografie di cespugli, rami, foglie e poi li dipingo con l’acrilico, usando anche stucco ed altri materiali.

Quali sono i colori che preferisci e perché. Direi che i colori caldi, dal rosso fino ad arrivare agli arancioni sono i colori che preferisco. Ma anche i blu oltremare, l’indaco, sono colori che mi piacciono e sono sempre presenti nei dipinti di paesaggio.

E i soggetti dei tuoi quadri. In prevalenza preferisco dipingere paesaggi o comunque soggetti del mondo naturale, dai cespugli, ai fiori ecc. ma tutto       quello che vediamo può essere uno spunto, sia esso un oggetto, un colore, come il colore delle foglie autunnali, o un’atmosfera.

Qual’è il quadro a cui sei più affezionato e perché? Penso che ad ogni quadro mi affeziono un po’. Sono legato a tutti i quadri che ho realizzato, dai primi castelli e paesaggi fino alle ultime opere. Cambiano le tecniche e i soggetti ma l’entusiasmo con cui dipingo rimane sempre lo stesso.

Si può dire che quello a cui sono più affezionato è sempre l’ultimo che resta il preferito fino a quando la fantasia mi spinge a dipingerne un altro.

Hai incontrato un pittore che ti ha fatto da maestro? Per alcuni anni, nel periodo estivo, ho dipinto assieme al maestro Ettore Maiotti di Milano che oltre ad essere un grande pittore figurativo ha pubblicato molti libri e manuali sulle tecniche pittoriche. Con lui ho affinato la tecnica dell’acquerello e dell’olio, imparando a dipingere dal vero, “en plein air” come gli impressionisti. Lavorando con lui ho imparato ad osservare la natura con occhi sempre nuovi, riuscendo a cogliere l’autentica atmosfera del paesaggio. Ho conosciuto anche il pittore Paolo Vallorz del quale apprezzo molto il lavoro (non perdo mai l’occasione per visitare le sue mostre). Ho avuto occasione di mostrargli i miei lavori e i suoi suggerimenti sono stati molto preziosi per me. Credo sia importanti potersi confrontare con chi lavora a tali livelli.

Ti ispiri a qualcuno quando dipingi? Non c’è un particolare artista a cui mi ispiro ma cerco di trovare spunti visitando mostre, consultando libri d’arte, per conoscere quello che succede nel mondo artistico. Dei pittori classici mi piace Caravaggio per la sua pittura anti accademica. Anche il movimento degli impressionisti mi ha sempre affascinato, per la tecnica nuova e per il modo in cui dipingono il paesaggio, usando il colore in maniera libera.

Aspettative e progetti futuri? Vorrei continuare a disegnare e dipingere riuscendo a ottenere dei risultati che mi entusiasmino come è successo finora, cercando sempre nuovi spunti e sperimentando nuove tecniche anche se da noi l’arte è vista in modo un po’ scettico, ha difficoltà ad essere apprezzata soprattutto se non rispetta i canoni classici del paesaggio o comunque del figurativo. Per quanto riguarda i progetti per l’immediato futuro ho preferito non impegnarmi in mostre o concorsi per potermi dedicare interamente allo studio e alla creazione di nuove opere.


 

Cooperazione tra consumatori – novembre 2002 Eventi e cultura trentina
Intervista a Tomaso Marcolla
di Mariapia Ciaghi

Per Marcolla “Il fare arte comprende la sperimentazione, coè lo studio e approfondimento delle possibilità tecniche e comunicative delle diverse espressioni artistiche. Ogni tecnica rappresenta un aspetto della mia personalità, dalla delicatezza dell’acquerello, alla forza dell’acrilico fino alla complessità dell’assemblaggio di materiali diversi”.

Un misterioso legame attraverso distanze enormi, latitudini e diverse condizioni ambientali, sembra accomunare gli uomini in una costante particolarità magica innata in loro in tutti i tempi. Questa particolarità magica si trasmette alle cose rappresentate quando c’è nell’uomo una totale partecipazione al suo operare. Il percorso artistico di Tomaso Marcolla segue questo cammino in una costate e multiforme ricerca che sarebbe arduo arginarne lo “stile” entro facili schemi. È forse questa una delle particolarità essenziali di una attività artistica che sa adattarsi alle più svariate motivazioni senza mai perdere in originalità.

Sommergersi, dubitare, riconoscersi, allontanarsi dal convenzionale nell’avida ricerca del mistero non è solo compito di saggi e filosofi ma anche privilegio di poeti e artisti. Da cosa nasce questo bisogno di sperimentare, in una costante ricerca e approfondimento delle possibilità offerte dal linguaggio dell’arte?

Penso che il fare arte debba comprendere la sperimentazione delle molteplici espressioni artistiche, sperimentazione intesa come studio e approfondimento delle possibilità non solo tecniche ma soprattutto comunicative. Potrei dire che ogni tecnica rappresenta un aspetto della mia personalità, dalla delicatezza dell’acquerello, alla forza dell’acrilico fino alla complessità dell’assemblaggio di materiali diversi. Trovo molto importante mettere continuamente in discussione quello che faccio per riuscire a scoprire nuove soluzioni, nuovi modi di comunicare cercando sempre di accumulare stimoli ed esperienze anche con lo studio del lavoro dei grandi maestri, per una indispensabile conoscenza artistica. Questo mio spaziare a tutto tondo nelle varie tecniche artistiche è stato oggetto anche di critiche. Il mondo artistico predilige le iper-specializzazioni, la immediata riconoscibilità del “prodotto-autore”. Credo che il circoscriversi in un determinato campo possa essere limitante, soprattutto in termini di creatività, e pur incontrando molte difficoltà intendo proseguire su questa strada che sarà comunque ricca di nuove scoperte. D’altra parte per me dipingere è quasi una necessità fisica, che prescinde dal “mercato”.

Nelle sue opere lei parte da una elaborazione delle percezioni visive utilizzandole abilmente a un fine “funzionale” senza che questo possa ottundere le sue capacità creative e le sue costanti fantasie immaginifiche. Quali sono le difficoltà per arrivare a tale risultato artistico?

Credo che qualsiasi cosa vediamo possa offrirci uno spunto, darci nuove ispirazioni. La difficoltà è quella di riuscire a guardare con occhi nuovi in maniera libera da condizionamenti per cogliere quelle particolarità altrimenti irraggiungibili.

La situazione generata dall’irrompere delle tecnologie avanzate nel mondo editoriale ci porta a riflettere sul futuro della diffusione nel campo dell’edizione artistica alla luce dei nuovi codici digitali. Quali sono secondo lei i nuovi formati o modelli che ritiene più adeguati per “editare arte” nella nostra attuale cultura cibernetica?

Lavorando nel campo della grafica mi occupo quotidianamente di immagini digitali che sono diventate parte integrante della comunicazione. Anche l’arte ha saputo cogliere le infinite possibilità di questa “rivoluzione” ed infatti sono sempre maggiori i musei e le gallerie che si propongono usando il digitale, sia su internet o su CD-ROM. È un mondo ancora tutto da scoprire e sfruttare ma credo abbia enormi prospettive.

Con la creazione del sito: http//www.marcolla.it nel ‘97 lei ha aperto nuove porte all’interscambio e alla comunicazione che la rete internet offre. Come gestisce lei il contenuto e le relazioni tra l’edizione online e offline? Quali vantaggi e gli svantaggi di questo tipo di comunicazione?

Con l’avvento di internet, nessun campo, nemmeno quello artistico è immune dall’informatizzazione. Avere un sito internet è come avere una galleria, una mostra sempre aperta. Chiunque può visitarla, anche se vive in Australia ed in piena notte. Internet riesce ad unire luoghi e persone eliminando la barriera della distanza e del tempo. Molto importante è soprattutto il confronto ed il continuo scambio con chi, visitando il mio sito, abbia la voglia di comunicarmi le proprie emozioni, e che questo possa avvenire con persone diversissime tra di loro per cultura, età, estrazione sociale, trovo sia una cosa affascinante, impossibile da realizzare in altro modo. Importante in un sito internet è l’aggiornamento dei contenuti che deve essere fatto quasi in tempo reale. Dopo aver realizzato un’opera la fotografo e la digitalizzo e quindi la pubblico nel sito rendendola subito visibile a chiunque. L’immagine riprodotta non potrà mai sostituire la visione di un’opera dal vero, la sua matericità, internet rimane comunque un mezzo virtuale.

Recentemente lei ha riproposto in una personale a Vigo di Ton il lavoro, già presentato lo scorso anno a Denno e alla Biennale di Ferrara 2002, “Passaggi naturali”, arricchito di nuove opere nelle quali emerge sempre l’elemento natura. Cosa intende lei per passaggi? Qual’è il legame tra passaggi e natura che muove il suo operare artistico?

La mia pittura è nata con il figurativo, dipingendo dal vero come al tempo degli impressionisti. Trovo molto interessante dipingere dal vero, essere immerso nell’ambiente che intendo rappresentare per coglierne l’atmosfera e vivere in Trentino è da questo punto di vista uno stimolo continuo. La natura è fondamentale per la mia pittura, offre molti spunti a chi sa osservarla con curiosità. Il titolo “Passaggi” è inteso come mutamento, trasformazione da una visione reale, fotografica della natura a una visione soggettiva interpretata su ispirazione dettata da essa. È come se la natura offrisse lo spunto per lasciarsi modificare.

Una cosa è valersi della foto solo per il suo potere raffigurativo, altro è saper utilizzarlo insieme alla pittura senza che trai due mezzi vi sia discordanza e opposizione. Come riesce ad integrare tra loro i due linguaggi?

Sono sempre stato appassionato di fotografia. La fotografia ferma un istante un momento particolare e lo rende immortale, non mutabile. I colori, l’atmosfera, i riflessi si fermano dentro quello scatto per sempre. Le opere che creo assemblando foto e pittura sono l’unione dell’aspetto statico con un aspetto dinamico e libero ad interpretazioni. È proprio la discordanza tra i due linguaggi a stimolare la mia ricerca in un percorso che non ha un punto di arrivo ma ogni tappa è una scoperta, una scommessa con me stesso.

Nelle sue opere dedicate ai castelli trentini lei recupera la tradizione, la storia, la poesia. Da quali suggestioni nascono? come coniuga la realtà con un universale artistico al di fuori dello spazio-tempo convenzionale?

I castelli sono una presenza importante per il Trentino. Non sono solo manufatti di interesse architettonico ma personalmente evocano in me un fascino particolare, sono carichi di storia. A volte sembra di sentire i rumori delle vicende che vi accadevano, le voci dei nobili, della servitù. Ecco che allora nei miei quadri ho voluto rappresentare quello che sentivo, oltre a quello che vedevo. Una visione tradizionale che si trasforma in qualcosa di diverso, l’aspetto figurativo, sempre presente, si mescola ai testi, alle parole che sento-vedo fuoriuscire dal castello. L’atmosfera, l’ambiente circostante cambia, plasmato dalla mia fantasia.

Nella volontà di una comunicazione diretta che tocca intimamente ed emotivamente l’osservare lei opera attivamente nel sociale utilizzando l’arte come strumento di lotta contro le ingiustizie. Quali scontri e quali soddisfazioni ha avuto in questo suo impegno? A quali rassegne ed eventi ha partecipato?

Nelle vignette cerco di sintetizzare aspetti che riguardano la guerra, l’inquinamento, la disparità tra Nord e Sud del mondo usando diverse tecniche. Ogni qualvolta un qualche aspetto sociale mi colpisce provo a tradurlo in disegno e piano piano ne ho realizzati diversi, su svariati argomenti. Ho avuto molte soddisfazioni ed apprezzamenti nei vari concorsi a cui ho partecipato. Al concorso nazionale di fumetto “stop alla bomba con un balloon” indetto dal Comune di Genova ho vinto con la vignetta “parole, parole…”. Con la vignetta “divieto di pace” sona stato selezionato per la manifestazione “200 artisti per la pace” a Trapani. La vignetta “strettoia” è stata pubblicata dal mensile “Panda” del WWF, ed altre sono state inserite in diversi siti. Inoltre, per alcuni anni, ho stampato un calendario nel quale ho raccolto alcune vignette e quello del 1998, su interesse di una casa editrice trentina, è stato esposto alla fiera del libro di Torino.
Quale il messaggio che vorrebbe lasciare ai giovani in questo mondo stordito e confuso ma pur sempre ricco di meraviglie?

Sinceramente vorrei vedere nei giovani la libertà di essere se stessi, artisti nel proprio comportamento, ma vedo che spesso seguono determinati schemi prefissati, vittime della pubblicità e dell’omologazione. Una maggiore fiducia nelle qualità individuali penso sia la strada giusta per evitare un appiattimento generale.


 

L’ADIGE, 2-9-2002

Da ieri a Vigo di Ton immagini del pittore: suggestioni nel verde
I passaggi naturali di Marcolla

TRENTO – La nuova sala espositiva in via Castel Thun, a Vigo di Ton, inaugura con la mostra personale di Tomaso Marcolla. Marcolla intitola il suo lavoro “Passaggi naturali”. Sono una serie di tavole realizzate con tecnica mista. La pittura si deposita sulla fotografia per afferrare le suggestioni della realtà e trasferirle in una dimensione spesso evanescente. Come lo stesso autore afferma: “dal soggetto reale, nitido, la libertà del colore crea un passaggio, una trasformazione della realtà, diventando una curiosa mescolanza di forme e colori. Elemento emergente è l’inquietudine del bosco, la natura nei suoi molteplici colori, il movimento creato da linee infinite che riprendono il reale per portare l’immagine verso una dimensione soggettiva”. Il legame dell’artista con la natura diventa esplicito fino a diventare protagonista di ogni sua forma espressiva. È la nuova fase creativa di Marcolla, che in precedenza si era dedicato alla grafica (con ottimi risultati anche nel campo dell’illustrazione) ed ai paesaggi. La sua serie sui castelli trentini, infatti, rimane nella memoria di chi l´abbia vista esposta. Da alcuni anni Marcolla si è tuffato invece nella natura, con acquerelli molto interessanti e con un percorso di indagine molto raffinato.

Sala esposizioni “Apicoltura Via Castel Thun” – da ieri al 27 settembre 2002. Orario: 9.30 – 12.30 / 14.30 – 17.30 dal lunedì al venerdì


 

TRENTINO, 31-8-02

Marcolla-Marzatico i due «romantici»

Due artisti in mostra, due modi di operare differenti seppur all’interno di una concezione romantica della natura e dei suoi prodotti: l’uomo.

Tomaso Marcolla, valente acquerellista di paesaggi umani e naturali, dai castelli alle scenografie alpine, questa volta ha deciso di avventurarsi in un territorio nuovo: l’uso dell’acrilico e delle tecniche miste, utilizzando la fotografia come elemento di partenza. A dir la verità alcune opere di questo nuovo ciclo sono state ammirate lo scorso anno a Denno e quest’anno alla Biennale di Ferrara. Ora Tomaso Marcolla presenta un notevole corpus di lavori in modo da poter apprezzare sia l’opera finita che l’iter per arrivare alla sua formazione. Infatti l’artista, partendo da un dato reale, un particolare fotografato e stampato, lo rielabora arrivando perfino a stravolgerne il significato, altre volte il senso. In questo modo l’artista si è allontanato dal suo modo operandi precedente, trovando una sua peculiare operatività legata strettamente ad una ricerca fatta di manipolazione e reinterpretazione. È un continuo bricolage di tecniche e di approcci al visibile. La realtà, perdendo i connotati di riconoscibilità, si offre come curioso crogiuolo di forme e colori. Elemento emergente è l’inquietudine del bosco, la natura nei suoi molteplici colori, il movimento creato da linee infinite che riprendono il reale per portare l’immagine verso una dimensione soggettiva. Chiaro il legame dell’artista con la natura, con i luoghi in cui vive, ricchi di elementi interpretativi per il suo operare e sentire, dove l’elemento natura è presente in ogni forma espressiva. Fiorenzo Degasperi


 

L’ADIGE, 21-3-2002

La pittura e l’acquarello, come base di partenza la fotografia, indagine della natura Marcolla alla Biennale di Ferrara

Inaugura il 23 marzo al Castello Estense di Ferrara la Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea. Tra gli invitati è presente anche l’artista trentino Tomaso Marcolla. Nato a Mezzolombardo nel 1964, Tomaso Marcolla è essenzialmente pittore. Con tecniche pittoriche miste e utilizzando la fotografia, come punto di partenza, racconta un percorso figurativo per tradurre la narrazione del paesaggio. Le sue composizioni che afferrano la consistenza di un dato reale, di un particolare fotografato e stampato, si risolvono in una pittura ricca di gesti e di segni. Le immagini sono quelle del mondo vegetale, foglie, rami, arbusti, divenuti pretesto per creare un mondo soggettivo, traduzione di una esperienza personale. La fotografia è dunque estensione di un dato concreto elaborato attraverso la ricercata libertà formale della pittura, in un inesauribile gioco percettivo di rimandi. L’immagine manipolata permette una vera e propria stratificazione spazio-temporale. Tomaso Marcolla racconta del proprio percorso:«Tutti i miei esperimenti con la fotografia mi hanno insegnato moltissimo, non importa se siano o no arte. Hanno reso i miei quadri diversi, mi hanno dato una diversa idea dello spazio». Dopo la fortunata serie di dipinti – in acrilico – sui castelli del Trentino, Marcolla ha poi esplorato il mondo della natura con i «cespugli», quasi astrazioni vegetali, dedicandosi all’acquarello.


 

L’ADIGE, 26-6-2001

l’Appuntamento
Denno: i passaggi naturali di Tomaso Marcolla

Nell’ambito delle celebrazioni del centenario della sua nascita, la Cassa rurale Bassa Anaunia, in collaborazione con il Circolo culturale di Denno, presenta la mostra personale dell’artista Tomaso Marcolla “Passaggi naturali”. L’esposizione si terrà presso la chiesa di S. Pietro, un piccolo gioiello del X secolo che gli antichi affreschi dei Baschenis rendono magico. L’artista espone una serie di tavole con l’uso di tecniche miste utilizzando la fotografia come elemento di partenza. Dal soggetto reale, nitido, la libertà del colore crea un passaggio, una trasformazione della realtà, diventando una curiosa mescolanza di forme e colori. Elemento emergente è l’inquietudine del bosco, la natura nei suoi molteplici colori, il movimento creato da linee infinite che riprendono il reale per portare l’immagine verso una dimensione soggettiva. È chiaro il legame dell’artista con la natura, con i luoghi in cui vive, ricchi di elementi interpretativi per il suo operare e sentire, dove l’elemento natura è presente in ogni sua forma espressiva. Oggi alle ore 20 l’inaugurazione a Denno, Chiesa di S. Pietro. Per informazioni: Tel. 0461/655930 – 0335/6844432. La mostra rimarrà aperta fino al 26 luglio con orario: 20.00 23.00. La domenica: 10.00 12.00 – 20.00 23.00.


 

IL REALISMO LIRICO NELL’ ARTE DI TOMASO MARCOLLA

Frutti maturi in verdi cespugli, sontuosi castelli su irti colli, immensi paesaggi, in fresche vallate, costituiscono l’ambito pittorico di Tomaso Marcolla. La sua è un’arte fine, pregiata, eccelsa, di impareggiabile dolcezza, di rara bellezza e d’inestimabile valore artistico. Egli prende le mosse dai grandi maestri del passato, la tecnica dagli assidui studi del presente e lo spunto dalla natura incontaminata di angoli paradisiaci, lasciati ancora intatti dalla falcidia dei tempi moderni.

Partendo dalla realtà effettuale, egli eleva le sensazioni visive in voli pindarici e trasforma il finito in infinito, l’invisibile in figure leggiadre ed il reale in immagini seducenti.

In un’epoca, in cui la pittura abbandona il figurativo, per una incontrollata corsa all’astrattismo, al di là di ogni canone, regola, disciplina, nell’assoluta libertà dell’artista, c’è da apprezzare chi, come lui, si dedica ancora all’alchimia dei colori, trasmettendo al soggetto le proprie emozioni e trasferendole direttamente al fruitore. Tomaso Marcolla dà voce alle myricae della terra, alle grandezze del passato ed alle speranze del futuro.

Superando ostacoli, spezzando catene, abbattendo limiti, egli va all’anima dell’oggetto, ne ascolta i palpiti, ne evidenzia la sostanza e ne personalizza l’aspetto esteriore con forme suadenti, segni allettanti e colori vibranti di una luce spirituale Le sue belle creazioni sono fantasie poetiche, con l’apporto della sua ricca, variegata, geniale spiritualità. Mentre gli altri pittori evadono da questo mondo assurdo, rifugiandosi nella corrente informale, Tomaso Marcolla si aggira in quel di Trento, ritraendo dal vero l’Alto Adige e dintorni. Egli lotta continuamente contro le umane ingiustizie, l’effetto serra e l’inquinamento globale; ma lo fa alla sua maniera, con l’inimitabile magia del suo pennello. Se poi s’imbatte in rovine crollanti, mura cadenti ed alberi morenti, egli li vivifica con il potente alito della sua ispirazione artistica. Il suo aggiornato sito internet: http://www.marcolla.it è meta abituale di surfisti e navigatori web, costituiti in un club di ammiratori. Essi affollano la sua galleria virtuale, seguendo il filo d’Arianna della poesia, per non naufragare nel mare a volte calmo, a volte tempestoso della sua arte senza fine. Il suo realismo lirico non cede alle lusinghe del disimpegno, ma affronta temi attuali con piglio vivace e sano ottimismo.

Tra oli, acquerelli e tecniche miste, si incontrano anche disegni di briose vignette, suggestive insegne ed innovativi marchi, realizzati con consumata perizia ed avanzata tecnica; ma questa è tutt’altra cosa, che merita un specifica trattazione a parte Solo Gianni Latronico è riuscito a ricavare arte da arte. Egli le ha coniugate entrambe, nella sua alata poesia visiva, seguendo i flussi e riflussi della sua coscienza, secondo l’assioma: ut pictura poesis. Myriam Alex – 31 ottobre 2000

La pittura di Tomaso Marcolla

Invitanti e graziosi, delicati e succosi, vellutati e preziosi occhieggiano i frutti maturi, ovali o tondeggianti, dall’alto fogliame dei folti cespugli. Piante sempre schiette, boschi sempre fitti, prati sempre in fiore, non ancora sfiorati da piede umano. Essi verdeggiano, in un’eterna primavera, senza foglie morte, rami secchi, alberi sradicati. Gli incendi dolosi, l’effetto serra, l’inquinamento di acqua, suolo, aria non li sfiora né li tange. Freschi spiazzi erbosi invitano il fruitore ad accedere a questo giardino incantato, per vivere a contatto con una natura innocente ed incontaminata. Egli però vi deve entrare in punta di piedi, per non destare gnomi, elfi e spiritelli vari, incontrastati custodi della malia del comune rustico di Tomaso Marcolla. Qui, non c’è ombra di male occulto, calcolo meschino, tarlo roditore; ma, inerpicandosi su per i monti, è facile imbattersi in ponti levatoi. Alzando gli occhi al cielo, si possono scorgere ali di castelli a cuspide, torri merlate e finestre bifore. Nel mondo di Tomaso Marcolla, l’invisibile, l’arcano, il mistero sono di casa sia nei cespugli, che nei paesaggi, ma soprattutto nei castelli. In questa Arcadia, Titiro suona lo zufolo, per addolcire gli uomini, allietare le donzelle ed ammansire gli animali. Vi si aggira la leggiadra figura della castellana Eulalia Torricelli da Forlì, dagli occhi belli e dallo sguardo allettante.

Tra il sogno e la realtà Qui, il tempo si è fermato all’età dell’oro, in un angolo di paradiso, senza fiori del male. L’Eden dei progenitori sembra essere sceso dal cielo in terra, per mostrare i prodotti del bene, prima del peccato originale.

Eppure il nostro pittore tanto ingenuo non è, per essere passato sotto le forche caudine dei marchi e della Guernica di Picasso.

Nel suo animo sensibile, Tomaso Marcolla ha macinato la sofferenza dell’incomprensione, lottando contro la disparità tra nord e sud, uomo e donna, contro ogni discriminazione. A cospetto dell’umanità offesa, della terra vilipesa e della natura oltraggiata, egli ha deciso di ricorrere all’arma della seduzione, rifugiandosi nel sogno dell’arte, dove tutto è schietto, sano, genuino. Addio giochi di potere, falso progresso, vanità terrene. Benvenuto, girasole: simbolo di purezza, calore e gioia di vivere!

Nella pittura di Tomaso Marcolla, tutto è puro per chi è puro, in un caleidoscopio cromatico, basato sui colori primari, in tutte le loro sfumature. La dura materia, inaccettabile nella realtà, viene elevata nel realismo lirico di forme suadenti, colori splendenti e segni sognanti. Dal Calvario, di questa misera valle di lacrime, Tomaso Marcolla ascende al Tabor della fantasia, nella catarsi superiore dell’arte sublime, compiendo il miracolo della metamorfosi della materia in spirito, del reale in ideale, del brutto in bello. I quadri di Tomaso Marcolla sono tutti autoritratti, che raccontano la sua storia, con le sue pene ed i suoi piaceri. Ad essi aderiscono i miei versi sciolti, a volte sfiorandoli appena, a volte descrivendoli interamente, ma sempre apprezzandoli profondamente. Le sue dolci immagini e le mie poesie visive nascono entrambe dal profondo del cuore, traggono ispirazione dalla Natura, seguendo una intima melodia. La loro arte aiuta a vivere, regalando ai fruitori ed a se stessi una perfetta letizia. Gianni Latronico – 13 settembre 2000


 

L’ADIGE, 30-7-2000

L’artista di Vigo di Ton “espone” le sue opere anche attraverso Internet
Tomaso Marcolla, pittore on-line

VIGO DI TON – L’utilizzo di Internet offre enormi potenzialità poiché mette in contatto fra loro milioni di persone, riuscendo ad eliminare qualsiasi distanza geografica. Società, enti ed istituzioni attraverso Internet riescono a comunicare e soprattutto a farsi conoscere, offrendo svariati servizi.

Tomaso Marcolla, di Vigo di Ton, è un pittore che attraverso la rete si prefigge di presentare le sue opere e di comunicare con altri artisti in modo da poter confrontare esperienze artistiche e tecniche pittoriche. La nascita del sito di Marcolla (www.marcolla.it) risale al 1997, in un momento nel quale l’utilizzo della rete era poco diffuso e ristretto solo agli ambienti universitari o al massimo alle biblioteche.

“La classica mostra è visitata prevalentemente dagli addetti ai lavori e dagli appassionati. Attraverso il computer invece le mie opere possono essere apprezzate anche da coloro che non sono mai andati ad una mostra – spiega Marcolla – Mi è capitato di incontrare durante le mie esposizioni visitatori che precedentemente avevano visto i miei lavori a casa”. All’interno del sito è possibile ammirare le sue opere, divise e catalogate in sezioni tematiche e sapere in anteprima il calendario delle mostre in programma.

“La rete offre enormi potenzialità e sono attento nel valutare tutte le possibilità che potrebbero derivare da essa. Siamo solo all’inizio di un processo di trasformazione della nostra società e sarebbe assurdo non cogliere le nuove opportunità” sostiene Marcolla senza tanti sotterfugi.

Il lavoro dell’artista denota che, con la diffusione di Internet, nessun campo, nemmeno quello artistico, è immune dall’informatizzazione. Questo comporta un processo di trasformazione che per molti può diventare traumatico se non addirittura letale. Antonio Longo


 

ECO D’ARTE MODERNA, dicembre 1999

Premio Italia ’99 – Pittura

Poesia e ricerca del colore in Tomaso Marcolla

Marcolla è un artista dalle evidenti doti naturali; il suo percorso, iniziato con la grafica, lo ha portato negli ultimi anni a confrontarsi con nuovi mezzi di espressione pittorica. Dal colore dirompente dell’olio sui castelli trentini, alle sfumature degli acquerelli. (…) È degli anni 1996 e ‘97 la produzione di una serie dedicata ai castelli: olio su tela, fiammate di colore, dove la vena iconoclasta lascia spazio a una poesia più profonda. Ecco dunque il surreale Castello Monfort precipitare in abissi fiammeggianti. Ecco il Castel Thun carico della sua storia scolpita in graffiti che piovono sulle mura, in un paesaggio innevato quasi naif. Marcolla è cosciente del pericolo: la “bella cartolina” è sempre in agguato, e quindi è il linguaggio del colore e della materia a farla da padrone, reinventando la storia e sovvertendola. In questa fase sono evidenti le influenze recenti, da Schifano a Tapies. Quindi: colori primari, pennellate aggressive.

Ben diversa la “svolta paesaggistica” degli acquerelli in mostra a Castel Toblino. Quasi il tentativo, ancora una volta, di misurarsi con un ambito più tradizionale. Dipingendo castelli e paesaggi trentini non si può non fare i conti con la storia, da Durer in poi. E Marcolla sembra superare bene anche la prova della misura e della delicatezza necessarie alla tecnica. Anche qui l’artista trova nella luce la sua forza, e le sue opere ad acquerello sono un’altra conferma del suo talento. Un talento che si rimette sempre in discussione, come è giusto per chi fa della ricerca e della sfida il suo motivo. Gigi Zoppello

Tomaso Marcolla risiede a Vigo di Ton (Trento). Ha lavorato come grafico e art director e, alla Provincia di Trento, segue la realizzazione di pubblicazioni. Ha esposto in collettive e allestito personali a Parigi (1992), Trento (’95) e castel Toblino (’98). È stato selezionato per l’esposizione al MART – Museo d’Arte Moderna di Trento e Rovereto – nell’ambito del concorso di idee per “Arte Sella ’98”.


 

L’ADIGE, 31-8-1999

I cespugli di Marcolla

Si tiene fino al 30 settembre nella sala del ristorante “Fior di Roccia” a Lon di Vezzano (Trento), la mostra di acquerelli del pittore Tomaso Marcolla. Sono esposte venti opere della serie intitolata “cespugli”, alcune delle quali erano state presentate in anteprima a Castel Toblino nel mese di aprile. Dopo il successo ottenuto con la mostra sui paesaggi e sui castelli del Trentino del 1998, Tomaso Marcolla propone acquerelli che nascono dopo uno studio ed una osservazione attenta della natura nelle sue cose minori, negli aspetti meno “eclatanti” ma non meno degni di attenzione. È quasi una sfida il porsi come obiettivo (il ritrarre) soggetti molto comuni, quasi banali, ma questo viene fatto con la convinzione che si deve conservare la capacità di meravigliarsi delle piccole cose. Ecco quindi che i cespugli, le bacche, le foglie diventano protagonisti degli acquerelli.


 

TRENTINO MESE, aprile ’99

Castel Toblino Acquerelli di Marcolla

Dopo il successo ottenuto con la mostra sui paesaggi e sui castelli del Trentino del 1998, Tomaso Marcolla propone, nella medesima sede di Castel Toblino, una mostra delle opere più recenti realizzate ad acquerello.

Acquerelli che nascono dopo uno studio ed una osservazione attenta della natura nelle sue cose minori, negli aspetti meno “eclatanti” ma non meno degni di attenzione.

È quasi una sfida il porsi come obiettivo (il ritrarre) soggetti molto comuni, quasi banali, ma questo viene fatto con la convinzione che si deve conservare la capacità di meravigliarsi delle piccole cose. Ecco quindi che i cespugli, le bacche, le foglie diventano protagonisti degli acquerelli, visti nei loro particolari più nascosti, come se la volontà fosse quella di addentrarsi all’interno, di curiosare tra i rami, tra le foglie secche.

Marcolla però non vuole gareggiare con la natura, non vuole emularla alla maniera del realismo. Le pennellate dei suoi acquerelli, l’attenzione ai riflessi di luce sono il tributo dell’artista alla natura, il tentativo di recuperare i sentimenti e le impressioni che essa suscita nelle sue atmosfere e nei soggetti più semplici.

Alla via dell’iper-realismo oppone piuttosto una partecipazione emotiva alla natura.

La sua pittura è giocata tutta sulle trasparenze dei colori, tono su tono a velature successive concentrando l’attenzione in piccole zone del soggetto.

Saranno esposte circa trenta opere realizzate ad acquerello.


 

L’ADIGE, 20-12-1998

A Mezzolombardo
I misteri dei castelli nei dipinti di Marcolla

Mezzolombardo – Rimarrà aperta fino al 31 dicembre la personale di Tomaso Marcolla allestita presso la sala mostre del municipio di Mezzolombardo. Una mostra tematica che ha come oggetto i castelli del Trentino, rivisitati in chiave fantastica dove l’immagine si mescola ai testi grafico-pittorici.

Opere che hanno già procurato al giovane artista originario di Vigo di Ton numerosi riconoscimenti a livello nazionale. Con il castello di Avio infatti ha vinto il premio per la grafica alla mostra di Grazzano Visconti, mentre il quadro di Castel Thun gli ha procurato l’XI premio Italia per le arti visive. Nel suo carnet di giovane artista ci sono altri importanti riconoscimenti, quali il premio “200 artisti per la pace” di Trapani. Le opere esposte a Mezzolombardo sono realizzate ad olio su tela e su carta con tecniche miste (acquerello, china, spruzzo) con le figure misteriose degli antichi manieri avvolte in una dimensione spazio-tempo quasi irreale, fondendosi armonicamente ai testi che le descrivono. Ne esce un’immagine che, partendo dalla visione tradizionale, si trasforma in qualcosa di diverso e quasi per magia carica il paesaggio di seduzioni e suggestioni. La mostra rimarrà aperta tutti i giorni, ad esclusione dei giorni di Natale e Santo Stefano, con orario 8.30 12.30 e 14-18.
Vittorio Nardon


 

ALTO ADIGE, 15-12-1998

In mostra le opere di Tomaso Marcolla
Castelli della fantasia

“I castelli dipinti” è il titolo della personale del pittore e grafico Tomaso Marcolla aperta da oggi al 31 dicembre nel Municipio di Mezzolombardo. Le venti opere esposte, realizzate ad olio e tecniche miste, hanno come oggetto i castelli del Trentino, rivisitati in chiave fantastica, dove l’immagine si mescola ai testi grafico-pittorici. La mostra, organizzata dall’assessorato alla cultura, è aperta tutti i giorni con orario 8.30-12.30 e 14-18.

Tomaso Marcolla, di Vigo di Ton, con le sue opere grafiche sui castelli del Trentino ha riscosso notevole successo a livello nazionale: dalla mostra di Grazzano Visconti (Piacenza), premio per la grafica con il castello di Sabbionara di Avio, al premio Italia per le arti visive, premiato per il quadro di Castel Thun, al premio Oscar per le atri visive con il quadro di castel Toblino, al premio “Fiorino d’oro” del Comune di Firenze selezionato con il quadro di Castel Caldes.

Le opere di Marcolla sono realizzate ad olio su tela e su carta con tecniche miste: acquerello, china e spruzzo. Secondo i critici, i suoi dipinti sono ricchi di figurativismo, che viene avvolto in uno spazio-tempo quasi irreale, dove l’immagine si mescola ai testi. Una visione tradizionale che si trasforma progressivamente in qualcosa di diverso, caricando il paesaggio di seduzioni e suggestioni mescolate al naturalismo.


 

NOS MAGAZINE, maggio ’98

Il personaggio Tomaso Marcolla

Trovarsi a tu per tu con un artista che non si conosce nel suo “regno”, uno studio al piano terra tappezzato di acquerelli, disegni a matita e a biro, quadri realizzati con l’uso di più tecniche insieme, solitamente mette un po’ in imbarazzo. Si parte spesso dal presupposto (chissà perché) che una persona che riesce a dare una sua interpretazione della realtà mediata non dalla razionalità ma dall’istinto artistico sia una persona un po’ particolare, magari con i capelli arruffati, la barba incolta, un abbigliamento stravagante. Ed invece, puntualmente, questa aspettativa viene smentita, come è successo alla sottoscritta nell’intervista al personaggio di questo mese, Tomaso Marcolla, ragazzo semplice, tranquillo, per nulla appariscente.

La prima domanda, che sorge spontanea di fronte ad uno sconosciuto, è rivolta a conoscere le origini della sua passione per l’arte.

“Fin da bambino, – spiega Tomaso, – ho avvertito il desiderio di disegnare. Così mi sono iscritto all’istituto d’Arte di Trento, dove mi sono specializzato nella lavorazione dei metalli. Finita la scuola, ho abbandonato i metalli: mi ispiravano di più la pittura ed il disegno e così mi sono ritrovato a fare il grafico pubblicitario, prima in un’azienda di Trento, poi in Provincia.”

Come si coniuga l’attività di grafico con quella di artista?

“Il grafico e l’artista hanno come punto in comune la padronanza della tecnica che si acquisisce in primo luogo a scuola. È più facile fare l’artista, perché fai quello che vuoi, quello che ti piace, mentre il grafico deve accontentare un cliente che ha certe esigenze”.

Qual’è il processo per la creazione di uno slogan, di un’etichetta, di una pubblicità?

“Per prima cosa bisogna guardarsi un po’ in giro per vedere cosa c’è riguardo a quello che si deve realizzare, ad esempio un’etichetta. Poi si pensa a qualcosa di nuovo, di originale, documentandosi e prendendo spunti da fotografie, libri, pubblicazioni. Infine si fanno le prove su carta o su computer. Di solito in un paio di settimane si riesce a fare un buon lavoro”.

Come hai conciliato e concili il tuo lavoro in Provincia con l’arte?

“Fino a qualche anno fa, nei ritagli di tempo libero, mi divertivo a dipingere, fare degli schizzi a biro o a matita. Poi ho iniziato ad esporre le mie opere non solo in valle di Non, ma anche a Parigi, ove sono stato ospitato per un mese esponendo presso una banca del centro. Ad un certo punto, nel 1996, ho deciso di partecipare ad un concorso. Sono rimasto soddisfatto e da allora ho partecipato ad una quindicina di rassegne e concorsi a livello italiano, ottenendo dei riconoscimenti che non mi aspettavo. I concorsi sono un modo per metterti in confronto con gli altri, per conoscere altre persone che hanno la tua stessa passione per l’arte. E poi, non lo nego, se vedi che le tue opere vengono apprezzate diventi anche ambizioso”.

Veniamo all’oggi. In questi giorni stai esponendo i tuoi acquerelli nella splendida cornice di Castel Toblino. Che effetto ti fa vedere tutta questa attenzione attorno a te?

“Quando mi hanno proposto questa mostra in una sala del castello, non volevo crederci. Dà molta soddisfazione vedere che la gente comincia a conoscermi e ad apprezzarmi non solo in Valle di Non. A Castel Toblino ho portato il risultato della mia attuale ispirazione, che sono in particolare i castelli o i paesaggi realizzati con la tecnica dell’acquerello: questa ambientazione è davvero il massimo per il mio esordio con questa tecnica”.

Identikit

Nato a Mezzolombardo ma residente da sempre a Vigo di Ton, Tomaso Marcolla è un artista relativamente “giovane” non solo per quanto riguarda l’età, ma soprattutto per quanto concerne la sua attività di pittore.

Dopo aver frequentato l’Istituto d’Arte a Trento specializzandosi nella lavorazione dei metalli, infatti, Tomaso si affaccia nel mondo della grafica ed inizia a lavorare presso un’agenzia pubblicitaria come art director, lasciando un po’ da parte la sua passione per la pittura. Da qualche anno è dipendente della Provincia e si occupa del trattamento grafico delle immagini pubblicitarie e dello studio degli aspetti grafici di pubblicazioni e stampati. Nel tempo libero Tomaso ha mantenuto sempre viva la sua vena artistica realizzando numerosi disegni a china, a matita, a pastello, che sono stati esposti in alcune mostre locali tra le quali ricordiamo nel 1986 Mezzolombardo, Ton e Parigi nel 1992, Trento, Smarano e Cavareno nel 1995.

La consacrazione di Marcolla come artista a livello italiano si concretizza solo nel 1996, quando Tomaso decide di buttarsi ed inizia a partecipare, con grande successo, a numerosi concorsi e rassegne in tutta Italia. Tra i più significativi riconoscimenti ricevuti negli ultimi due anni vanno ricordati nel 1996 il terzo premio nella sezione grafica al Concorso Internazionale “Città d’arte” di Grazzano Visconti (PC), il riconoscimento, sempre nella sezione grafica, ottenuto al XI Premio Italia per le arti visive indetto dal Comune di Borgoforte (MN), che gli ha permesso di essere inserito nel catalogo della rassegna con un’opera in acquerello e china raffigurante Castel Thun, la selezione tra i dieci finalisti al Concorso nazionale giovani autori di fumetto a Genova “Stop alla bomba con un baloon”, la selezione alla XXI edizione del Premio Val di Sole nel Concorso di Arte espressiva, la pubblicazione in catalogo al Premio “Fiorino d’Oro” a Firenze. Nel 1997 Tomaso Marcolla ha ottenuto un particolare riconoscimento nel concorso “200 artisti per la pace” a Trapani, che gli ha permesso di essere ospite, per due settimane, presso la città siciliana per frequentare dei corsi di fotografia, pittura ed arte. Sempre nel corso del ’97, Marcolla è stato selezionato al concorso del libro illustrato che si è tenuto a Bolzano, ove è stato premiato sia per il testo che per le immagini di una favola su Castel Thun. Il riconoscimento più rilevante per l’artista noneso è stato il primo premio assoluto di acquerello al II Premio “Città d’arte” a Grazzano Visconti, ottenuto con un’opera realizzata su carta giapponese. La realizzazione di un calendario per il 1998 sul tema della pace, dell’inquinamento, delle differenze tra Nord e Sud del mondo, gli ha permesso di partecipare al X Salone del libro di Torino.
Elena Turrini


 

L’ADIGE, 16-4-98

Dopo una produzione di olii d’impronta surreale, “la svolta paesaggistica” e lo sguardo sulla storia locale

Marcolla, viaggio nei castelli trentini Gli acquerelli del giovane artista noneso esposti a Castel Toblino

Tomaso Marcolla, un giovane artista della Val di Non, sembra aver fatto dei castelli trentini e del paesaggio della nostra terra il suo tema dominante. Prima, con una notevole serie di olii dedicata proprio a fortezze e manieri. Adesso con una produzione di acquerelli, esposta da sabato 11 fino a domenica 19 nei saloni di Castel Toblino.

Marcolla è un artista dalle evidenti doti naturali: il suo percorso, iniziato con la grafica, lo ha portato negli ultimi anni a confrontarsi con nuovi mezzi di espressione pittorica. Dal colore dirompente dell’olio sui castelli trentini, alle sfumature degli acquerelli. Un percorso che sembra confrontarsi con la tradizione, nella ricerca di moduli nuovi e nuove conferme, che potrà riservarci ancora molte positive sorprese. Diplomato all’istituto d’arte come grafico e art director, è socio dell’Associazione italiana progettazione visiva, e dell’Istituto delle immagini tecnologiche di Padova, a testimonianza della sua attenzione anche agli aspetti più attuali del trattamento elettronico delle immagini. Ma come artista figurativo fa parte del gruppo di artisti “Ars ’95”: ha esposto in collettive, ed allestito personali a Parigi (nel 1992) e Trento (1995). Ricordiamo fra l’altro le sue partecipazioni alla Mostra mercato d’arte contemporanea di Vicenza, ed al recente Salone del libro di Torino.

Marcolla è noto ai più come disegnatore: le sue tavole, diventate famose nei vari concorsi nazionali di satira ed umorismo, avevano già il pregevole tratto dell’opera d’arte. China e matita usate con sapienza, al servizio di una mano felice, che si coniugava con un umorismo amaro e intelligente. Quelle tavole hanno raccolto successi in tutto il mondo, con riconoscimenti in ormai innumerevoli concorsi. Però Marcolla non si è accontentato. E dalla grafica è passato alla sfida con il colore. Una sfida vinta con convinzione e di slancio. È infatti degli anni 1996 e ’97 la produzione di una serie dedicata ai castelli: olio su tela, fiammate di colore, dove la vena iconoclasta lascia spazio a una poesia più profonda. Ecco dunque il surreale Castello Monfort precipitare in abissi fiammeggianti. Ecco il Castel Thun carico della sua storia scolpita in graffiti che piovono sulle mura, in un paesaggio innevato quasi naif. Marcolla è cosciente del pericolo: la “bella cartolina” è sempre in agguato, e quindi è il linguaggio del colore e della materia a farla da padrone, reinventando la storia e sovvertendola. In questa fase sono evidenti le influenze recenti, da Schifano a Tapies. Quindi: colori primari, pennellate aggressive.

Ben diversa la “svolta paesaggistica” degli acquerelli in mostra a Castel Toblino. Quasi il tentativo, ancora una volta, di misurarsi con un ambito più tradizionale. Dipingendo castelli e paesaggi trentini non si può non fare i conti con la storia, da Durer in poi. E Marcolla sembra superare bene anche la prova della misura e della delicatezza necessarie alla tecnica. Anche qui l’artista trova nella luce la sua forza, e le sue opere ad acquerello sono un’altra conferma del suo talento. Un talento che si rimette sempre in discussione, come è giusto per chi fa della ricerca e della sfida il suo motivo. Ottimi alcuni lavori degli anni scorsi: un piccolo formato sul castello di Rovereto, una Rocca di Riva. Più prevedibili i grandi formati. Ma la mano c’è, e si vede.
Gigi Zoppello


 

TRENTINO MESE, aprile ’98

Castel Toblino: dall’11 al 19 aprile
I castelli e le emozioni di Tomaso Marcolla

Nelle prestigiose sale di Castel Toblino, considerato il castello più romantico del Trentino, sarà allestita una mostra personale del pittore-grafico Tomaso Marcolla.

Il luogo ben si presta ad accogliere una mostra di questo tipo; le opere, infatti, offrono un’ampia panoramica dei castelli del Trentino e di alcuni paesaggi, dipinti negli ultimi tre anni.

Saranno esposte circa quaranta opere realizzate ad acquerello.

Il suo percorso artistico è un susseguirsi di proposte diverse; dopo l’esperienza grafica dei “calendari”, e sull’esperienza della scuola di paesaggio di Ettore Maiotti, ecco questa mostra che propone dei soggetti cari agli impressionisti, i paesaggi eseguiti “en plein air”.

Le opere di Marcolla, intento a ricreare attraverso le sfumature dei colori un paesaggio Trentino denso di toni naturali verdi, blu, si muovono in una direzione intimamente naturalistica caricando le proprie immagini di una tensione cromatica impressionista. Anche la stessa tecnica, con l’uso dei tre colori fondamentali (blu oltremare, giallo di cadmio e rosso carminio), ricorda la tecnica usata dagli impressionisti.

Tomaso Marcolla è un attento osservatore del mondo che lo circonda e in questo cerca l’atmosfera. Oggetto delle sue attenzioni, prima di ogni altro, sono i castelli del Trentino, colmi di storia e di vita, immersi in atmosfere palpabili dalle quali emergono masse imponenti di edifici, costruzioni mai severe ma di rara bellezza per la quiete che li pervade. Le pennellate calde costruiscono le immagini sfumate, in panorami che rapiscono. La tecnica dell’acquerello li rende diafani come carta velina, eppure così presenti nei colori, nella luce, efficace modellatrice come in una scultura.

Marcolla cerca di raccontare con voce tranquilla quanto della realtà non vediamo veramente. Ecco, attraverso l’acquerello trova il modo del tutto spoglio di eloquenza e di enfasi per riportare nei nostri occhi ciò che ormai guardiamo senza vedere o almeno quello che abbiamo disimparato a vedere. Non sono inquadrature particolari ma immagini che vediamo tutti i giorni, quasi cartoline di luoghi familiari.


 

ALTO ADIGE, 11-06-97

Tomaso Marcolla il grafico pacifista

Selezionato ad un concorso a Trapani

LA TERRA? Un pianeta sul quale la colomba della pace ha divieto di passaggio. Con questo disegno Tomaso Marcolla, 32 anni, di Vigo di Ton, un lavoro presso il Servizio foreste della Provincia ed una gran passione per la grafica e la pittura (ha fatto anche il grafico pubblicitario) si è guadagnato la partecipazione ad un seminario di formazione che si terrà a Trapani dal 20 al 30 giugno prossimi e dove 200 ragazzi provenienti da tutta Italia ed anche dalla Palestina e da Israele si ritroveranno per parlare e confrontarsi sul tema della pace.

Il concorso “Per un mondo aperto ad una società multirazziale e tollerante” al quale ha partecipato anche Tomaso Marcolla è stato lanciato dall’assessorato alle politiche culturali e giovanili del Comune di Trapani, città che, assieme a Trento ed a tante altre, fa parte del circuito Gai (Giovani artisti italiani). La finalità della manifestazione è quella di sensibilizzare i giovani alla tolleranza per il diverso e di indirizzarli ad un costante impegno per il mantenimento della pace, promuovendo e valorizzando anche le loro capacità artistiche attraverso il confronto con i grandi maestri dell’arte in un clima di amicizia.

Il concorso era aperto alle diverse espressioni artistiche, dalla musica alla fotografia, dalla grafica alla danza, dalla poesia alla prosa. Tomaso Marcolla, che si è diplomato all’Istituto d’arte Vittoria, vi ha partecipato per la sezione di grafica ma anche a quella di fotografia, per la quale è pure stato selezionato con una foto in bianco e nero del ghiacciaio del Mandrone.

Marcolla, del resto, non è da ieri che si cimenta con questi temi. Suo è un particolare calendario, ormai diventato un cult, i cui disegni sono ispirati a temi quali la guerra, l’inquinamento, la disparità tra Nord e Sud del mondo. E proprio dal calendario di quest’anno il giovane disegnatore di Vigo di Ton ha tratto il disegno che gli è valso la selezione al concorso di Trapani.

Dello stesso calendario, per altro, fa parte anche un altro disegno con il quale Tomaso Marcolla ha questa volta vinto un concorso, quello indetto dal Comune di Genova ed intitolato “Stop alla bomba con un balloon”. Numerose sono le mostre ed i concorsi ai quali Marcolla ha partecipato, in Italia ma anche all’estero (alcuni suoi quadri sono stati esposti in una banca a Parigi), con proprie opere.
Corrado Zanetti


 

TRENTINO MESE, aprile ’97

Tomaso Marcolla a Vicenza

Tomaso Marcolla, artista trentino, è stato invitato dalla galleria New Art Promotion, ad esporre le sue opere alla fiera “Vicenza Arte 1997” 6^ mostra mercato d’arte contemporanea che si terrà dal 4 al 7 aprile.

“Vicenza Arte” si colloca di diritto tra le più importanti manifestazioni del suo genere. È un punto di incontro professionale dove è l’arte la vera protagonista dell’avvenimento fieristico e dove vengono proposti artisti selezionati, ricchi di un positivo bagaglio d’esperienza.

Alla Fiera saranno esposte alcune opere di Marcolla intitolate “Percorsi Cromatici” che fanno parte di un’ampia serie di studi sui molteplici effetti che si possono ottenere con l’acquerello. L’uso della tecnica a velature successive con la sperimentazione di supporti particolari come la carta giapponese, crea degli effetti molto particolari.


 

ALTO ADIGE, 23-01-97

365 giorni da pacifista

Il calendario-rarità di Tomaso Marcolla – Trecento copie andate a ruba.

CURIOSO: da notizia nasce notizia. Succede che il nostro giornale pubblica la storia di un tipografo di Trento che ha l’abitudine, ad ogni cambio d’anno, di regalare agli amici un calendario fatto “in casa”. Ebbene, da quella notizia ne spunta un’altra: anche in Val di Non – a Vigo di Ton per la precisione – c’è chi, da un paio d’anni, produce in proprio un calendario nel quale raccoglie i suoi disegni che affrontano temi quali la guerra, l’inquinamento, la disparità tra nord e sud del mondo.

Il protagonista di questa notizia si chiama Tomaso Marcolla, ha 33 anni, si è diplomato all’Istituto d’Arte Vittoria, lavora nel campo della comunicazione e della grafica, è anche artista con al suo attivo numerose mostre ed esposizioni.

“Ho iniziato – racconta – con il calendario del 1996 stampato in duecento copie realizzate interamente a mie spese, che sono sparite entro breve tempo, destando anche la mia meraviglia per un successo inaspettato. Ho ricevuto delle richieste per il calendario del ’96 quando eravamo ormai nel mese di dicembre”.

E così, continua Marcolla, “vista l’esperienza dell’anno precedente ho realizzato anche il calendario per l’anno ’97 stampato questa volta in trecento copie: la maggior parte le regalo ad amici e conoscenti e una parte viene venduta per coprire le spese”. Non solo. Uno dei disegni del calendario ’97 – quello del mese di luglio e agosto – ha vinto il concorso indetto dal Comune di Genova ed intitolato “stop alla bomba con un balloon”.

Piace al cronista l’idea che fantasia e creatività – in questo caso unite ad un evidente impegno etico e civile – trovino spazio su un calendario, che è quanto di più durevole esista lungo il tragitto di un anno. Quei disegni che ci parlano di guerra e pace, di ricchi e poveri, stanno lì per un anno intero, in trecento case. A testimoniare che un calendario non è giocoforza costretto ad essere associato a donne e uomini nudi, tramonti finti, immagini ipertecnologiche. Ovvero: la fantasia non va al potere. Che almeno vada su un calendario.
Carlo Martinelli


 

TRENTINO MESE, dicembre ’96

Tomaso Marcolla – Promesse d’arte

Notevole successo hanno riscosso a livello nazionale le opere grafiche sui castelli del Trentino di Tomaso Marcolla, di Vigo di Ton: dalla mostra di Grazzano Visconti (PC), premio per la grafica con il castello di Sabbionara di Avio, al premio Italia per le arti visive premiato per il quadro di castel Thun, al premio Oscar per le arti visive con il quadro di castel Toblino, al premio Fiorino d’oro del Comune di Firenze selezionato con il quadro di castel Caldes.

Le opere sono realizzate su carta con tecniche miste (acquerello, china, spruzzo), dove il figurativismo, sempre presente, viene stravolto ed avvolto in uno spazio-tempo quasi irreale dove l’immagine si mescola ai testi che raccontano di essa. Una visione tradizionale che si trasforma progressivamente in qualcosa di diverso, caricando il paesaggio di seduzioni e suggestioni mescolate al naturalismo dove riemergono contenuti remoti quasi dimenticati come se la storia volesse fuoriuscire da uno spazio angusto.

Tomaso Marcolla indaga il paesaggio per catturarne il “soprassenso” di realtà, l’accensione di curiosità che l’incontro può produrre nell’osservatore.

Ecco allora che la fredda, nitida oggettività della visione, si duplica in vero e proprio affondamento nel magma delle cose.

Ricordiamo anche la realizzazione di un calendario per l’anno 1997 dove sono raccolti 6 disegni realizzati a china e collage, che affrontano temi quali la guerra, la disparità tra nord e sud del mondo, l’inquinamento, a dimostrazione di una continua ricerca sollecitata dalle problematiche esistenziali dell’individuo nei suoi rapporti, a volte travagliati, con la natura e la società; ricerca che esalta la sua capacità di stimolare problematiche dai risvolti anche aspri e profondi in maniera visivamente sempre elegante e leggera.


 

POSTER, settembre ’96

Senza barriere – parole, parole…

Nel maggio di quest’anno si è tenuto a Genova, a cura del Comune di Genova – Assessorato alle politiche giovanili – Circuito Giovani Artisti Italiani, il concorso a fumetti intitolato “Stop alla bomba con un balloon – ora e sempre”. Al concorso, cui hanno partecipato 168 disegnatori, la giuria ha selezionato tra gli altri il fumetto di Tomaso Marcolla, giovane artista e disegnatore residente a Vigo di Ton, che ci è parso interessante per l’originalità con la quale affronta e sintetizza la tematica proposta.


 

L’ADIGE, 23-6-96

Mostra di Ars ‘95 a Caldaro – Artisti nonesi un successo in trasferta.

Positiva ed interessante trasferta in terra altoatesina di alcuni componenti del Gruppo artisti nonesi dell’Ars 95.

Si sono presentati in una interessante collettiva nella sala della Cassa di risparmio di Caldaro suscitando quel giusto interesse che ogni gruppo si aspetta nel debutto tra un pubblico nuovo.

Con il presidente Lancetti… anche Tomaso Marcolla che si esprime intelligentemente e piacevolmente in una indovinata serie “illustrata” sui manieri della Val di Non. C. R.


 

L’ADIGE, 25-5-96

Stop al nucleare con i fumetti.

Tra le celebrazioni che quest’anno si sono svolte in numerose città d’Italia per il centenario del fumetto, spicca quella che si è tenuta a Genova nei giorni scorsi a cura dell’Assessorato alle politiche giovanili del Comune e che ha proposto a giovani autori (ma anche a più smaliziati e attempati cartoonist) la creazione di storie in bianco e nero trattando un tema dai “colori atomici”.

La rassegna di Palazzo Ducale, denominata appunto “Stop alla bomba con un balloon” testimonia di come il fumetto continui a costituire uno dei più intriganti linguaggi di comunicazione soprattutto per le giovani generazioni.

Oltre centocinquanta gli elaborati giunti a destinazione da parte di giovani e giovanissimi artisti della matita. I migliori cartoon sono stati pubblicati in un grande catalogo in cui ritroviamo, e qui siamo al dunque, ben due autori trentini, Tomaso Marcolla con “Parole, parole…” e Umberto Rigotti con “Lacrima”.


 

ALTO ADIGE, 25-5-95

Stranomondo a tratto e china.

Tomaso Marcolla è un giovane grafico trentino che pur dovendo per necessità di lavoro (è grafico pubblicitario) assimilare ed utilizzare le più aggiornate tecniche computerizzate per il trattamento delle immagini, la riproduzione e la stampa, ha sempre mantenuto viva la passione per l’arte grafica in tutte le sue sfumature, sperimentando di volta in volta l’intero universo delle tecniche grafico-pittoriche.

Le sue opere grafiche sono in mostra fino al 2 giugno presso la sede del Cts – il Centro turistico studentesco – in via Cavour 21 a Trento. La mostra, realizzata in collaborazione con lo “Spazio aperto giovani” del Comune. Titolo: “Ma in che mondo siamo?”. Una domanda che tutti noi dovremo porci – afferma Tomaso Marcolla – per aprire gli occhi e vedere come stiamo trattando l’unico “luogo” nel quale possiamo per ora vivere.

I temi che hanno ispirato Tomaso sono quelli dell’inquinamento, delle disparità nord-sud nel mondo, della guerra. Le tecniche grafiche utilizzate nelle opere esposte sono le più differenti: dal tratteggio, al collage, alla china acquerellata. M. B.


 

L’ADIGE, 23-5-95

Artista di Vigo di Ton Marcolla, la pittura che grida al mondo.

Presso il Centro turistico studentesco di via Cavour a Trento si è aperta una mostra grafica di Tomaso Marcolla. Il titolo emblematico “Ma in che mondo siamo?” propone una riflessione su temi di scottante attualità quali la disparità tra nord e sud del mondo, l’inquinamento e la guerra. Le opere su carta, realizzate con tecniche che vanno dal tratteggio al collage alla china acquerellata, ripercorrono i contrasti e le assurdità del nostro pianeta. Una mostra dunque che vuole essere un invito alla riflessione e suscitare nel visitatore delle sottili inquietudini per costringerlo ad aprire gli occhi su come stiamo trattando l’unico “luogo” nel quale possiamo vivere.

Il giovane autore, residente a Vigo di Ton, dopo aver conseguito il diploma di arte applicata ha sempre mantenuto viva la passione per l’arte in tutte le sue possibili sfumature.

A seconda del tema affrontato vi è una continua sperimentazione e ricerca di tecniche grafico-pittoriche, per una conoscenza a tuttotondo delle possibilità espressive.


 

ALTO ADIGE, 22-5-95

Il Centro turistico studentesco e lo Spazio aperto giovani del Comune, propongono la mostra “Ma in che mondo siamo” del grafico Tomaso Marcolla: Nato a Vigo di Ton, Marcolla si è diplomato all’istituto d’arte “Vittoria”. I suoi lavori sono incentrati sui temi dell’inquinamento, della disparità tra nord e sud del mondo e sulla terra. La mostra rimarrà aperta fino al 4 giugno.

ALTO ADIGE, 14-8-92

…In concomitanza con le tre giornate di festa, sarà allestita una mostra grafica di due artisti, Tomaso Marcolla e Roberto Fonte.

Un “Tandem”, quello dei due grafici che abbraccia tecniche artigianali di design e progettazione di grafica pubblicitaria di murales ed altro ancora.

“Pedalando assieme in sella ad un tandem – sostiene Tomaso Marcolla – si fa meno fatica, ci si fa compagnia, ci si dà ogni tanto il cambio, ma non ha importanza chi sta davanti. “Tandem” è il titolo della mostra perché comune è il nostro viaggio artistico che ci vede amici da lungo tempo.” V. N.